Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Comune, un ex precario fa lo sciopero della fame

Fonte: L'Unione Sarda
24 agosto 2016

Enrico Bernardi: «Non ho i soldi per tirare avanti, chiedo soltanto di poter lavorare» 

«Due patate e una cipolla. Non sto scherzando è stato questo il pranzo di Ferragosto che ci siamo divisi io e mia moglie. Per comprare una bombola di gas ho dovuto chiedere un prestito a un vicino di casa». Enrico Bernardi, 64 anni, «per otto anni lavoratore precario per il Comune», da ieri mattina ha iniziato lo sciopero della fame e della sete: «Dopo tutti questi anni di contratti a termine ho diritto a un lavoro e alla stabilizzazione».
È questa la sua unica richiesta. Nel cortile del palazzo di via Roma, ultima tappa dopo aver visitato in mattinata diversi uffici comunali, il precario è rimasto sotto il sole per ore in attesa di una risposta. «Da qui - dice - non me ne vado: mi stanno prendendo per i fondelli».
Con un copricapo di fortuna sulla testa, spiega di non voler arretrare di un centimetro nonostante il sole cocente. In mano tiene diverse bollette: tutte quelle che da febbraio scorso non riesce più pagare. «Da troppi mesi ormai non ho più neanche l'indennità di disoccupazione e gli aiuti che ricevo dai Servizi sociali, 100 euro al mese, non mi bastano a niente. Non posso pagare l'affitto, ovviamente, ma neanche l'energia elettrica e tutto il resto». In bolletta quest'anno poi c'è un costo in più: «Mi devono spiegare come posso dover pagare anche il canone Rai», lamenta. «Sono disoccupato».
Non è la prima volta che il precario cagliaritano inscena azioni di protesta in città. «Mi sono appeso ai balconi, ai cancelli, mi sono accampato qui davanti in via Roma con i miei ex colleghi per nove mesi, tra il 2009 e il 2010». La sua protesta è cominciata «da quando il sindaco Massimo Zedda ha chiuso i cantieri comunali, in cui ho lavorato con contratti a termine per otto anni». Di contratti a tempo dice di averne firmati tanti: «Ho lavorato per la prima volta per il Comune nel 1983. Allora mi occupavo di nettezza urbana». Poi le sue mansioni sono cambiate: «Negli ultimi anni ho lavorato come muratore specializzato». Fino a quando le chiamate per lui e i suoi colleghi (giardinieri, muratori, custodi) non sono più arrivate: «Hanno dato tutto in mano alle cooperative sociali, in cui oggi lavorano alcuni miei ex colleghi con stipendi da fame».
Attacca l'amministrazione comunale, senza risparmiare il presidente del Consiglio e l'Unione europea. Lunedì, racconta, «sono stato ai Servizi sociali - continua - e non sono riuscito a parlare con l'assistente sociale: mi hanno risposto che non c'era». Ieri è tornato negli uffici di via Sonnino: «E di nuovo non ho potuto incontrarla. Mi stanno prendendo in giro. Non me ne andrò, e non sarò da solo, stanno arrivando i miei amici». (v. n.)