Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Non è un quartiere per donne Molte vittime di violenza, nemmeno i bimbi sono risparmiati

Fonte: L'Unione Sarda
23 agosto 2016

SANT'ELIA.

Il diacono: «Lotta per la sopravvivenza alla povertà, null'altro è importante»

 


Maria ha dodici anni e la pancia troppo grande: tradisce una gravidanza molto precoce. Cammina leggera nelle strade di Sant'Elia, come chi ha imparato che la violenza è un'abitudine. La prima volta avviene in casa con il nuovo compagno della madre, i figliastri del padre, o chissà. «Non si sposa quasi nessuno, a Sant'Elia», dice Mario Marini, il diacono di questa città nella città dove tutto è diverso e segreto. Ne conosce ogni angolo e porta cibo ai più bisognosi, cioè quasi a tutti. «Diciotto olive diviso sei qui è un esempio di cena completa, così vado nei mercati dove distruggono le derrate alimentari per evitare cali di prezzo. E quasi supplico, mi inginocchio, mi umilio, per fare in modo che questi speculatori non distruggano la grazia di Dio lasciando i bambini poveri a pancia vuota. Riesco a portare con me patate, verdure, pasta e riso, distribuisco come posso facendo una moltiplicazione dei pani al contrario, cercando di recuperare il troppo che viene distrutto».
Ma come campano i novemila cittadini onesti? «“Io faccio la colf nelle case di alcune signore”, mi ha detto una donna che tiene in casa tre bambini figli di non si sa chi e due che le ha portato in dote il compagno. E poi ha aggiunto che si arrangiava con un pastore che ogni tanto veniva a trovarla e le dava qualche decina di euro». La promiscuità è tanta. «Ci sono donne che hanno figli con diversi uomini e stabiliscono relazioni con altri uomini, che portano in casa figli avuti da diverse donne». La ragione delle violenze di ogni tipo così diffuse in questo quartiere sono da ricercare proprio qui: «In un senso ormai sconvolto di famiglia, nel quale niente conta ad eccezione della sopravvivenza quotidiana che è fatta di cibo, di vestiti e di quel po' di sesso utile per sentirsi ancora vivi». Eppure dentro le case di questo luogo si viene assaliti dalla struggente bellezza di tre bambini che sulla porta ti si gettano addosso, accarezzandoti e baciandoti, mentre la madre dal sorriso dolce, non avendo altro da offrire, versa l'acqua fresca agli ospiti. Il suo bambino di quattro anni ha in mano una carota che ha paura di mangiare. «Questo è il camion dei vigili del fuoco», dice, «da grande voglio fare il pompiere e salvare tutti». In mezzo alla disperazione che sta fuori da questa porta si può solo pregare che il suo sogno non sia interrotto. Un sogno normale, di bene quotidiano.
Virginia Saba