Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Migranti, problema aperto»

Fonte: L'Unione Sarda
8 agosto 2016

L'assessore alle Politiche sociali racconta la traversata in politica e dà le priorità 

 

Secchi: scappano dal nord Sardegna per venire in città

Una traversata lunga una vita. Nando Secchi ha percorso in quarant'anni la distanza che separa il Movimento sociale dal Partito sardo d'azione. Un viaggio a tappe, la più importante nella dipietrista Italia dei valori che, nel 2011, l'ha eletto in Consiglio comunale. A 55 anni è assessore alle Politiche sociali: «Il primo impegno preso assieme al sindaco è stato destinare all'assistenza i duecentomila euro risparmiati per il mancato ballottaggio».
È vero che ha fatto parte del servizio d'ordine del segretario missino Giorgio Almirante?
«Una leggenda metropolitana. A sedici anni ero un ragazzino che aveva quelle simpatie politiche. Tutto qui. Politicamente però nasco con l'Italia dei valori, ho fatto un percorso che mi ha portato a diventare dirigente nazionale e regionale. Di professione faccio il perito agrario, sono stato anche consulente della presidenza della Regione».
Quando il presidente era suo zio Federico Palomba?
«Sì, un parere non retribuito, neppure un centesimo, il mio nome non figurava neppure nel registro dei consulenti».
Quanto l'ha aiutata lo zio famoso e potente?
«Mi è stato vicino con consigli preziosi. Ma tutte le conquiste le ho fatte lavorando sodo, anche se spesso i risultati ottenuti col sudore sono stati strumentalizzati. Per capirci: quando ho vinto il concorso all'Ersat - anni Novanta - zio era magistrato, non si occupava di politica».
Perché ha lasciato l'Idv per il Psd'az?
«Assieme a un gruppo di persone abbiamo deciso di abbandonare il partito per questioni etiche. L'Idv era nata per moralizzare la vita pubblica, debellare la corruzione. Lo spirito originario si è perso per strada. A quel punto abbiamo creato un movimento, Sardegna pulita, un laboratorio di idee».
Perché il Psd'az?
«Ho avuto l'onore di essere contattato da diversi partiti: ho scelto con il cuore. Il vento autonomista che agita l'Europa soffierà con forza anche in Sardegna».
Gli esponenti del centrodestra hanno colonizzato il Psd'az.
«Non mi sarei candidato con loro se avessero sostenuto un altro candidato sindaco. Sono l'ala sinistra del partito, come lo fu Gigi Riva col Cagliari».
È vero che è intervenuto in Consiglio comunale solo una volta in cinque anni per proporre di intitolare una via al Cagliari dello scudetto?
«È una bugia clamorosa. In cinque anni ho presentato ventisette interrogazioni, quattordici tra ordini del giorno e mozioni, dieci emendamenti ai bilanci».
Si aspettava questo incarico?
«No, ma l'ho accettato con grande responsabilità e motivazione. Mi aiuta l'aver fatto parte della commissione Politiche sociali».
Quanti sono i poveri a Cagliari?
«Il Comune aiuta a vario titolo ottomilacinquecento persone. La Caritas fornisce duecentomila pasti l'anno, il numero è in crescita».
La città è solidale?
«Sì. E lo è anche l'amministrazione comunale: a fronte di un calo delle risorse nazionali non ha ridotto il suo impegno».
Lei ha la delega alle Politiche per la famiglia: favorevole alle Unioni civili?
«Sì. Le azioni che metterò in campo riguarderanno i nuclei familiari previsti dalla legge».
Giusta la scelta di sgomberare l'accampamento di piazza Matteotti?
«Lo sgombero è stato deciso dalla Questura. Ma sarà stato inutile se non si risolverà il problema dei tanti migranti che scappano dal centro-nord Sardegna per venire a Cagliari. Una fuga che ha alla radice la speranza vana di salire a bordo di una nave per scappare nella Penisola».
Chi specula sui migranti?
«Probabilmente qualcuno lo fa, ma è di gran lunga superiore la percentuale di chi offre loro cure e attenzione».
La Regione fa quel che deve per affrontare l'emergenza?
«L'immigrazione si scarica quasi interamente su Cagliari, la Regione si è impegnata a venire incontro alle esigenze del capoluogo».
L'Azienda sanitaria unica penalizza Cagliari?
«No, la sede a Sassari invece sì».
Perché?
«Tantissimi lavoratori rischiano di dover cambiare città e stile di vita per una scelta azzardata. Non porterà benefici neppure a Sassari, perché tutte le strutture importanti sono a Cagliari».