Confesercenti: decisivo il rito “stanco” dei ribassi dopo altre continue vendite promozionali
Crollo medio del 10%, le punte negative a Cagliari e Sassari
Al giro di boa, il confronto con l'anno scorso è duro da digerire. I saldi estivi sono, senza appello, un flop. Crollo delle vendite a due cifre praticamente in tutte le grandi città della Sardegna, con l'eccezione di Nuoro e Oristano che riescono a strappare uno stentato pareggio. Nell'Isola il fatturato dei commercianti di calzature e abbigliamento durante il primo mese dei saldi estivi è calato in media del 10%, con punte, a Cagliari e Sassari, che arrivano anche fino al 50% in meno rispetto a un anno fa. «Questi dati non solo confermano una situazione di difficoltà per il commercio più volte riscontrata negli ultimi anni, ma dimostrano che in alcuni casi si è aggravata pesantemente», spiega Roberto Bolognese, vicepresidente vicario di Confesercenti Sardegna. Dall'indagine condotta su un campione di 200 negozi di abbigliamento e calzature, è emerso che il 52% ha dichiarato un netto calo rispetto allo scorso anno, il 39% ha mantenuto stabili gli introiti, e solo un 9% ha addirittura migliorato, seppure leggermente, la situazione del 2015.
I commercianti, quindi, che aspettavano l'arrivo dei saldi nella speranza di incrementare le vendite dopo una stagione col segno meno, si sono dovuti mettere l'anima in pace. Il primo mese di vendite estive a prezzi ribassati è da dimenticare. «I consumi delle famiglie continuano a segnare il passo nonostante da più parti si continui a sostenere che le disponibilità economiche siano addirittura aumentate», dice ancora Bolognese.
La crisi, dunque, continua a zavorrare i consumi. «I saldi sono ormai un rituale stanco», spiega ancora Bolognese, «da anni, infatti, le vendite promozionali dei pre-saldi hanno svilito il valore, soprattutto a causa delle grandi catene organizzate che con le tessere di fidelizzazione praticano sconti fino al 20 per cento tutto l'anno e anticipano di almeno un mese la data ufficiale dei saldi. La legge sui saldi non ha più senso così com'è strutturata. Andrebbe corretta o, quantomeno, dovrebbe essere fatta rispettare. Perché», aggiunge, «purtroppo, ognuno si sente libero di muoversi come gli pare». Una vera e propria «concorrenza sleale», denuncia la Confesercenti che, insieme alle vendite online, «non dà respiro a chi tutti i giorni cerca di mantenere la serranda aperta e garantire uno stipendio ai propri dipendenti».
A testimoniare la crisi dei saldi c'è poi un altro dato. «Negli ultimi anni le vendite non in saldo non hanno superato quasi ma il 30%», osserva Davide Marcello, presidente regionale di Fismo, la federazione italiana settore della moda aderente a Confesercenti. «Se non si riesce a vendere almeno il 60% della merce nei mesi normali», aggiunge, «i commercianti si ritrovano costantemente in perdita»
Durante la primavera del 2015, l'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi aveva incontrato le associazioni di categoria per discutere delle problematiche e trovare insieme le soluzioni per rilanciare il settore del commercio. «È passato oltre un anno ma non siamo ancora stati convocati, né è stata assunta alcuna iniziativa da parte dell'assessorato», concludono i rappresentanti di Confesercenti. «Vorremo ricordare all'assessore che tra le sue competenze c'è anche quella delle attività produttive».
Mauro Madeddu