Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Asl unica a Sassari, è guerra Ora Ganau replica a Zedda

Fonte: L'Unione Sarda
1 agosto 2016


Il presidente dell'assemblea sarda: nessun dramma. Comandini: c'è Internet

 

Massimo Zedda e tutti quelli che la pensano come lui non se la devono prendere a male. Il presidente del Consiglio regionale ed ex sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, spiega perché: «Cagliari è capoluogo di Regione, e in quanto tale, sede di tutti gli enti più importanti». Non solo: «Cagliari ricopre le nuove funzioni di Città metropolitana che, nel panorama italiano, ha caratteristiche uniche». Quindi? «Il fatto che Sassari sia la sede individuata per l'Azienda per la tutela della salute non deve essere percepito come una privazione, semmai come un arricchimento».
Due giorni fa il sindaco di Cagliari, pur trincerandosi dietro un «niente di personale», ha definito «imbarazzante il fatto che la discussione sulla sanità si sia appiattita sulla dislocazione di un ufficio». E poi: «Raccolgo la preoccupazione del mondo della sanità di Cagliari, perché le eccellenze costruite in tanti anni vengano mantenute, potenziate e dotate di finanziamenti adeguati». E invece, con la Asl unica a Sassari, «sta saltando un modello, discutibile quanto si vuole, senza che emerga chiaramente un'alternativa». Che, evidentemente, chi ha votato l'emendamento pro-Sassari, ha visto. «Nel quadro di una riorganizzazione - prosegue Ganau - sono convinto che la delocalizzazione di altri enti regionali nel territorio sia la strada giusta da seguire, in modo che tutti si possano sentire parte del sistema Sardegna».
Prima di Zedda, c'era stato lo sfogo di un altro cagliaritano di Sel, il consigliere regionale Francesco Agus, che in un lunghissimo post su Facebook aveva elencato i motivi per cui non ha preso parte alla votazione del ddl che istituisce l'Ats: «Non condivido la scelta di localizzare il direttore generale della nuova Asl unica, il suo staff e la tecnostruttura che organizzerà la sanità sarda e gestirà mezzo bilancio regionale, a Sassari, cioè a 215 km di distanza dall'ufficio del governatore, dell'assessore alla Sanità e del Consiglio regionale della Sardegna», per non parlare del «potenziale scollamento tra decisore politico e manager unico, di certo non smorzato dalla 131 che li separerà».
«Trovo le polemiche sulle distanze e gli spostamenti francamente incredibili», commenta il massimo rappresentante dell'Assemblea sarda, «credo che sia più importante concentrarsi sul contenuto della riforma». Inoltre, «ricordo che la delocalizzazione corrisponde a un percorso voluto e più volte annunciato nel programma di governo del presidente della Giunta Pigliaru».
Ci si mette anche il forse futuro segretario regionale del Pd, Piero Comandini: «È vero, c'è la 131 di mezzo, ma esiste anche internet. Capisco le manie di protagonismo, ma mi pare che ci si stia concentrando più sugli interessi dei singoli partiti che dell'intera coalizione, la riforma va al di là dei suoi contenuti toponomastici. Lo dice uno che ha votato contro l'emendamento che ha portato la Asl unica a Sassari».
Secondo Emilio Floris, senatore di Forza Italia e sindaco di Cagliari per due legislature, è una vecchia storia: «Sembra che ci sia una lotta costante contro Cagliari, per una sorta di revanscismo, un'azione per dire che esistono altri territori». Eppure, «mi pare che il capoluogo avesse già i numeri per gestire la Asl unica, si può dire la stessa cosa di Sassari? La Asl di Sassari ha personale sufficiente? E se così non fosse, dovrebbero trasferirlo da Cagliari o fare altre assunzioni? E in quest'ultimo caso, dove sta il risparmio?». E poi, «non mi dicano che si tratta di una compensazione per il fatto che Cagliari ha la città metropolitana: era improbabile che Sassari, che non ha lo stesso hinterland, potesse ambire allo stesso status».
Sullo «storico» confronto tra le due città si appassionano molto meno sindacati e associazioni. A partire dal segretario regionale della Cgil, Michele Carrus: «Ai cittadini interessa la qualità, non l'ubicazione delle prestazioni sanitarie, mi pare una questione del tutto irrilevante». Idem il presidente dell'associazione Thalassa Azione Onlus, Ivano Argiolas: «La metà dei mille talassemici sardi afferiscono al Microcitemico di Cagliari. Fino all'anno scorso il Microcitemico faceva capo alla Asl 8 in via Piero della Francesca, eppure i problemi li ho avuti lo stesso: non conta la distanza, ma la sensibilità». Per il presidente dell'associazione Trapiantati, Giuseppe Argiolas, «il problema non è dove è ubicata la Ats, questo lascia il tempo che trova, ciò che conta è mettere a disposizione risorse umane ovunque e a me, come rappresentante di un'associazione di pazienti che vengono a Cagliari da tutta la Sardegna, interessa solo che abbiano l'assistenza che meritano».
Roberto Murgia