Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Piras: c’è ancora spazio a sinistra

Fonte: La Nuova Sardegna
22 luglio 2016


Il deputato boccia Pigliaru e apre a Zedda: confrontiamoci, ma senza separarci

SASSARI. La Sinistra deve ripartire dal no al referendum. È quello il terreno su cui si devono riunire le due anime dei progressisti. Ne è convinto il deputato Michele Piras, leader nell’isola di quella Sinistra italiana che il grosso dei dirigenti sardi di Sel, guidati da Massimo Zedda, ha liquidato in un documento come esperienza fallimentare da archiviare. Una analisi che Piras non condivide per nulla, ma allo stesso tempo chiede al sindaco di Cagliari di non separare le loro strade per costruire una sinistra alternativa al Pd di Renzi. «Il centrosinistra si è schiantato, fra sconfitte elettorali e renzismo – afferma Piras –. Credo che la Sinistra debba riorganizzarsi e concorrere a ricostruire il campo democratico e progressista, smettendo di volgere lo sguardo al passato, rifuggendo tentazioni di autosufficienza ma anche evitando di diventare ancella di altri. Il Pd ha subito una clamorosa mutazione (che forse stava già nei suoi geni). In due anni, fra jobs act, riforma della scuola, sblocca trivelle, salva banche e riforma costituzionale, si è creata una distanza abissale non già da Sel o da Si, ma dall'idea che fu di Italia bene comune e dal Paese reale. Una vittoria del no al referendum può rovesciare il tavolo e riaprire una partita che, per ora, non può non considerarsi chiusa. Non ci troviamo infatti di fronte solo a un pessimo governo, ma di fronte a una azione contro riformatrice che peggiora strutturalmente il volto Paese e la qualità della nostra democrazia».
Piras, dunque, stronca Renzi. Un attacco alle politiche Pd che non risparmia la giunta Pigliaru. «Il governo regionale per me è una cocente delusione e mi ha davvero stordito l'incapacità di ascolto che si sta dimostrando nei confronti di un vero collasso sociale, di disoccupazione, precarietà e disgregazione. Non penso che in due anni si possano risolvere problemi annosi e strutturali, ma se non cambia davvero qualcosa, se non si tenta una grande operazione di riconnessione sociale e sentimentale, rischiamo che anche un rimpasto - per quanto radicale - serva a poco. Sono per provare a salvare questa esperienza, ma il tempo rimasto è davvero poco».
Ed è a questo punto che Piras fa un richiamo all’unità della sinistra, a superare le spaccature che rischiano «di decretarne la definitiva scomparsa. Tutta Sel ha scelto di stare nel processo costituente che transitoriamente abbiamo chiamato Sinistra italiana e che sta avviando la sua fase costituente, fra tante difficoltà e qualche grosso errore. Che è il tentativo di costruire una cosa più ampia, plurale, accogliente e innovativa di quanto non siamo stati finora capaci di fare. Penso che i compagni che hanno sottoscritto quel documento abbiano fatto bene, se la pensano così, ma penso anche che un dibattito si sviluppi meglio stando all'interno dei processi e non collocandosi fuori. Io – conclude – non condivido molte delle cose scritte da

Zedda e dagli altri, ma c'è sicuramente bisogno che il nuovo soggetto non si riduca a una cosa vecchia vestita di nuovo. In questo Paese c’è uno spazio ampio per una Sinistra nuova, autonoma e anche capace di unità. Basta vedere quanti non vanno più a votare per comprenderlo». (al.pi.)