Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I duri della spiaggia proibita

Fonte: L'Unione Sarda
11 luglio 2016

Anche ieri due bagnanti multati dai vigili urbani nella scogliera di Calamosca

 

 

«Qui non c'è pericolo, perché mai dovrei andar via?»

 

 

L'ultimo giapponese è a Calamosca. Solo che l'Hiroo Onoda nostrano non è un militare ancora ignaro della fine della Seconda guerra mondiale. Lui è Paolo («Figurati se ti do il mio nome vero: magari vengono a cercarmi a casa per portarmi un'altra multa»). Non difende l'onore nipponico contro le armate statunitense. Si limita a continuare ad andare nella spiaggia proibita, quella lingua di sabbia interdetta dall'ordinanza 86/2010.
I CONTROLLI Sei anni fa, dopo la caduta di un costone sulla scogliera a fianco alla spiaggia grande, tutta la zona fu recintata. Un divieto che viene fatto rispettare dalla squadra nautica della Polizia municipale: dopo gli undici dei giorni scorsi, ieri due bagnanti, un sessantunenne di Quartu e un quarantasettenne cagliaritano, sono stati multati, la giornata di mare è costata loro 200 euro. Ma lui, Paolo, non si perde d'animo e continua ad andare nella spiaggia proibita: è pronto a fuggire appena intravede l'imbarcazione dei vigili urbani. «E anche se mi beccano», spiega, «non succede nulla. Sono disoccupato, non ho niente, né auto né casa. Quelle multe, comunque, non posso pagarle».
LA SITUAZIONE Ma lui, Paolo, è rimasto solo: sino a qualche anno fa non c'erano controlli. E un gruppo di “buongustai” frequentava quella spiaggia. Ora non più, quei 200 euro di multa fanno paura. «Eppure», dice indicando il pendio dolce, quindi apparentemente sicuro, «qui non c'è assolutamente alcun pericolo di frane. Ci vengo da sempre: perché dovrei andarmene?». Ma i bagnanti sono scomparsi. Anche se la piccola spiaggia continua a essere frequentata: difficile capire che cosa accade durante la notte (quando non ci sono più i controlli dei vigili). Ma i tanti rifiuti lasciati da bande di incivili fanno pensare che quel luogo sia diventato il paradiso delle indianate. Quella lingua di sabbia, un tempo immacolata, ora è una discarica: una scatola abbandonata ricorda in modo inequivocabile che qualcuno si preoccupa di non andare incontro a gravidanze indesiderate.
LA SCOGLIERA Il divieto non riguarda solo il tratto di spiaggia ribattezzato ironicamente “Cala moscerino”. Non si può andare anche in quel luogo, a pochi metri di distanza, chiamato dai frequentatori “Cala gay”. Una scogliera che, in realtà, ha sempre accolto tutti, a prescindere dalle preferenze sessuali. Lì, novello Robinson Crusoe, prende solitario il sole Giuseppe Mattana. «È un peccato che un luogo così bello non possa essere frequentato. Non so se sia di competenza del Comune o della Regione ma qualcuno dovrebbe intervenire». Ha anche un'idea. «Ci riempiamo la bocca con la parola turismo, perché allora non risanare questo spazio destinandolo, poi, al naturismo? Nel sud della Sardegna non c'è nessuna spiaggia destinata ai nudisti. Eppure sono tantissimi in tutta Europa. Anche questo è un modo per richiamare visitatori a Cagliari».
Marcello Cocco