L'ex assessora sferza gli azzurri e invita alla riflessione dopo il voto deludente di domenica
Nel processo al centrodestra naufragato nel voto cagliaritano di domenica, l'ex assessora regionale azzurra Alessandra Zedda ha un doppio ruolo: di testimone del dibattito dentro Forza Italia che ha portato all'adesione con la lista Forza Cagliari al progetto civico di Piergiorgio Massidda, e di leader di partito che, di fronte alle macerie del dopo voto, indica la strada della risalita. E la grinta di leader, Zedda - esordi diccì alla presidenze della Circoscrizione del Cep prima del passaggio a Forza Italia e l'approdo in Regione con la responsabilità di assessora prima all'Industria e poi alla Programmazione - la sfodera subito. «Sento parlare di divisione del centrodestra come causa della sconfitta. Ma quale divisione? Di fatto è stato soltanto il Psd'Az, che ha condiviso con noi una lunga esperienza, a lasciare la coalizione e a passare con il centrosinistra». Quindi? «Quindi noi del centrodestra, esclusa la componente sardista, alle elezioni di domenica ci siamo presentati compatti. Non ci sono state dèfaillance, e nessuna lista di disturbo. Tutto era incardinato sotto la visione e direzione di Piergiorgio Massidda, che ha assolutamente imposto il suo polo civico».
LA RINUNCIA Ma è stata Forza Italia a rinunciare al simbolo e a dire sì . «Non sono stata d'accordo fin dall'inizio a rinunciare alla nostro ruolo, simbolo e identità. Da Roma era giunta una direttiva chiara: nelle grandi città si poteva scegliere di presentarsi agli elettori con il simbolo di partito e non già con una lista mascherata da civica». Ma è quel che è successo. «Ugo Cappellacci ha fatto una scelta diversa: ha deciso di aderire alla richiesta di Massidda, che ha portato alla rinuncia al nostro simbolo e alla scelta di una civica, Forza Cagliari». Nervo ancora scoperto: «Ha comportato la rinuncia non soltanto alla nostra storia e al simbolo ma alla cultura del partito. Una decisione che, di colpo, ha mandato al macero l'intera esperienza maturata in anni di amministrazione comunale con i sindaci Delogu e Floris». Tradotto in cifre: dal 16,35 per cento delle amministrative del 2011, Forza Italia è passata all'8,16 per cento.
LA REAZIONE Che fare? Zedda: «Prendo atto della sconfitta, e ritengo che, da subito, occorra reagire con coraggio e lucidità. Ripartire da zero non sarà facile. L'8,16 per cento ottenuto domenica è il minimo storico, dà la dimensione del lavoro che ci attende». Intanto, l'analisi: «Che presuppone un'ammissione di responsabilità». Decisa: «Nessuna scusa, nessuno si pianga addosso. Occorre riconoscere gli errori e non pensare che la causa siano stati i sardisti. Loro hanno fatto una libera scelta politica». È d'accordo con Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale: «Bisogna avere il coraggio di prendere atto della sconfitta e promuovere una riflessione urgente e immediata nel partito».
LA VISIONE Onore al vincitore Massimo Zedda. «Ma non si faccia passare il suo risultato come un fatto clamoroso o straordinario. Nella nostra visione di Cagliari c'è ben altro». Massidda non è riuscito a far emergere un'idea diversa e migliore per Cagliari? Nessuno sconto: «Il punto fermo è che Massidda è stato sconfitto. Eppure non ha avuto nessuna lista contro, come invece propose lui alle provinciali, quando si mise contro il centrodestra. Si è spacciato per nuovo pur non essendolo, nonostante la sua storia politica lo smentisse. È come se io, in politica da vent'anni, mi presentassi condidata a sindaco spacciando per novità la mia scelta. Lo sarei come donna, come candidata femminile ma non come politico. Il fatto è che bisogna avere rispetto degli elettori e dei propri simpatizzanti. Ed è qui che dovrà concentrarsi la nostra futura azione di ricucitura politica con la base elettorale di centrodestra. Dobbiamo ripartire alla ricerca non soltanto dell'antico spirito unitario ma della coerenza».
IL CORAGGIO Si fa strada l'idea di una resa dei conti con chi ha fatto scelte risultate perdenti. Zedda cauta: «Prematuro parlarne. Questa è la fase in cui bisogna prendere atto che una fase si è conclusa e che - dopo aver avuto il coraggio di ammettere con noi stessi in modo onesto e chiaro la sconfitta - si può pensare di risollevarsi. Penso che soltanto in questo modo potranno realizzarsi le condizioni per rinascere».
Pietro Picciau