Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il tramonto del bipolarismo

Fonte: L'Unione Sarda
8 giugno 2016

La vittoria di Cagliari maschera la crisi del Pd, mentre Sel si tiene stretta la sua identità

Tra crollo di Forza Italia, effetto M5S e boom di liste civiche C'era una volta in Sardegna uno schema elettorale semplice, lanciato verso il bipolarismo. Due grandi blocchi (centrosinistra e centrodestra) guidati da due partiti di massa (Pd e Pdl) e sostenuti da gregari di lusso (Sel, Riformatori, Udc). I “guastatori” di Beppe Grillo qui muovevano timidamente i primi passi, con molto entusiasmo e pochi risultati. E chi stava fuori dai “poli” raccoglieva le briciole. Sono passati cinque anni, molto è cambiato, con un'invasione di liste civiche e un lento calo dell'affluenza. L'ultima tornata nei principali Comuni sardi lo ha dimostrato. Il Pd (che, per dirla con Renzi «ha problemi») continua a perdere voti ma limita i danni con la conquista al primo turno di Cagliari, dove addirittura guadagna più di un punto percentuale. Forza Italia soffre, e non poco: combatte ed è costretta a rincorrere a Olbia con Settimo Nizzi. Il M5S invece, dopo il boom delle politiche e la clamorosa assenza alle regionali, ancora non riesce a sfondare al voto delle amministrative e deve accontentarsi di un ballottaggio a Carbonia.
CENTROSINISTRA Il Pd è in crisi? Se non avesse trascinato Zedda (o forse è il contrario?) alla vittoria bis si direbbe di sì. Ma la riconquista di Cagliari a mani basse ha ridato forza a un partito granitico, nettamente primo nel capoluogo, l'unico a finire in doppia cifra percentuale anche se rispetto alle ultime regionali in città ha perso quasi il 3%. Buoni anche i risultati di Sinnai, in lieve crescita, e Capoterra (con il riconfermato Dessì). Da altre parti invece è stato un disastro. Dal 2011 a oggi voti dimezzati a Carbonia (con il sindaco uscente Casti costretto al ballottaggio), Monserrato (con la candidata Rosalina Locci addirittura fuori dal ballottaggio) e la beffa dell'ex feudo Villacidro, espugnato da Marta Cabriolu. Nel centrosinistra, chi ha validi motivi per far festa è Sel, un partito che in Sardegna tiene strette sigla e identità, in un processo nazionale che vede la costituzione del nuovo soggetto Sinistra Italiana. Ma spesso qui le trasformazioni politiche, come le mode, arrivano in ritardo e quindi gli ex (?) vendoliani crescono a Cagliari portando per la seconda volta in trionfo Massimo Zedda, tengono bene a Carbonia e sono una realtà viva in altri Comuni (a Sinnai ad esempio valgono oltre il 16%).
CENTRODESTRA E M5S Ancora più confuso il panorama del centrodestra. Troppo facile prendere Cagliari come paradigma. Forza Italia si è trasformato in una civica (Forza Cagliari), prima lista della coalizione ma poco sopra l'8%. Lontani i fasti di Delogu e Floris ma anche quelli del 2011, con Massimo Fantola candidato, dove l'allora Pdl viaggiava oltre il 16%. L'ammucchiata delle civiche non ha aiutato Massidda che ha dovuto soccombere al primo turno davanti a un esercito organizzato di partiti tradizionali, ancora ben radicati nel territorio. Chi non ha voluto rinunciare al simbolo, come Nizzi, alla fine ha avuto ragione strappando il ballottaggio contro Carlo Careddu. Ma a guardare le cifre di ieri (quasi il 30% nel 2011) e quelle di oggi (poco più del 17%) la crisi c'è tutta. E a differenza del resto d'Italia, dove il centrodestra tampona l'emorragia con Meloni e Salvini, qui non basta la buona tenuta di FdI.
CINQUESTELLE Non è riuscito al M5S (l'unica ancora in corsa è Paola Massidda a Carbonia) un nuovo exploit come quelli di Puddu ad Assemini e Wheeler a Porto Torres. A Cagliari appena il 9% (alle politiche del 2013 quasi il 27% per Grillo in città), con la candidata Antonietta Martinez schiacciata dalla forte contrapposizione Zedda-Massidda.
SARDISTI E INDIPENDENTISTI Il ritorno a Cagliari con il centrosinistra premia il Psd'Az con il 7% e tre seggi, fallisce invece l'esperimento di Olbia (neanche l'1%) in una coalizione che andava da Unidos a Sardigna Natzione. Ma sul fronte sovranista e indipendentista si registra una crescita costante, con i Rossomori che confermano la loro presenza a Cagliari, ma soprattutto con il Partito dei sardi che in due anni raddoppia i voti a Cagliari (con un consigliere eletto) e Olbia, e a Carbonia sfonda quota 8% (alle regionali del 2014 era lo 0,53%), seconda lista del centrosinistra dopo il Pd. C'è spazio (e voglia politica) di un grande raggruppamento nel segno dei Quattro mori?
Alessandro Ledda