Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Nell’isola resistono i 2 poli L’M5s non passa nelle città

Fonte: La Nuova Sardegna
8 giugno 2016


Dato in controtendenza rispetto al resto d’Italia: i 5 Stelle deludono Il centrosinistra mantiene la leadership e il centrodestra resta in corsa


 

SASSARI. Il tripolarismo non esiste. Almeno nell’isola. Le amministrative qualche certezza riescono a darla. Il centrosinistra rimane una potenza nell’isola. Prende Cagliari al primo turno, va al ballottaggio in vantaggio a Olbia e a Carbonia. Il tracollo non c’è stato, le spaccature interne al partito, la difficoltà di andare al voto da coalizione di governo non hanno scalfito la corazzata. Il Pd è il primo partito a Cagliari, è in vantaggio al ballottaggio a Olbia.
Un dato in controtendenza rispetto al resto d’Italia in cui il risultato elettorale è stato molto più sofferto.
M5s. Il centrodestra sembrava destinato a finire asfaltato dai 5 stelle che volevano proporsi come vero antagonista del centrosinistra. Reduce dal boom delle Europee in cui si era affermato come primo partito in Sardegna. Ma i 5 stelle sono forse la delusione di questo voto. Su 99 Comuni ne hanno espugnato uno solo, Dorgali, anche se in tutto si erano presentati solo in 9. Segno di una scarsa radicazione nel territorio. Lontanissimi a Cagliari, la Martinez ha messo insieme poco più del 9 per cento. I grillini non sono arrivati al ballottaggio a Olbia, anche se Teresa Piccinnu ha messo insieme quasi il 20 per cento delle preferenze. Un buon risultato, ma che impallidisce davanti al boom di Virginia Raggi a Roma o del candidato di Torino Chiara Appendino che andrà al ballottaggio con Piero Fassino.
Forza Italia. In un certo senso è la vera sorpresa. Il risultato in molti comuni non fa esultare, ma per chi credeva che gli azzurri fossero vicini alla completa diluizione in un centrodestra sempre più anonimo è stato un sollievo. A Olbia Forza Italia, anche se divisa da una guerra interna feroce, è il primo partito. Nizzi è andato per la sua strada anche quando una fetta dei suoi ex consiglieri ha deciso di appoggiare un altro candidato. Ed è partito nella sua campagna elettorale da piazze semideserte.
A Cagliari Forza Italia si ferma a un modesto 8 per cento, ma in pratica è scesa in campo a schieramenti già fatti. E con Piergiorgio Massidda che provava quasi fastidio a dover tenere con sé il simbolo di Fi. Tanto da arrivare a dire che non voleva l’arrivo di Silvio Berlusconi a Cagliari a sostenere la sua campagna.
Gli indipendentisti. In un certo senso sono stati i grandi assenti in questa campagna. I partiti di ispirazione indipendentista non sono riusciti a fare sistema e presentarsi uniti. La galassia identitaria è andata in ordine sparso. Qualcuno con il centrodestra, altri con il centrosinistra. Ma senza un progetto condiviso.
La fuga dai partiti. Queste elezioni hanno segnato anche la fuga dai partiti. Mai come in queste amministrative si è provato a dare una veste civica a candidati, liste e coalizioni. Segno che si è cercato di allontanarsi dai simboli ufficiali. E la differenza tra i voti presi dai candidati e quelli delle loro liste dimostra come si sia puntato sulle persone più che sulle ideologie.
Massimo Zedda ha preso quasi il 4 per cento in più di voti della sua coalizione, Piergiorgio Massidda il 2 per cento in meno. La differenza tra il ballottaggio e la vittoria al primo turno è tutta qua. Non in sofisticate strategie di spin doctor, ma in un sorriso e in una stretta di mano carismatica. (l.roj)