Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Negozi sfitti? Giù le tasse»

Fonte: L'Unione Sarda
1 giugno 2016

CONFESERCENTI. Convegno alla Camera di commercio: una proposta per superare la crisi

 

 

I proprietari: la cedolare secca anche sui locali commerciali

 


A Cagliari va così: mentre strade un tempo commercialmente effervescenti come via Dante esibiscono serrande abbassate (Confesercenti ne ha contate 42 tra piazza Repubblica e piazza Giovanni XXIII), gli affitti dei locali commerciali restano alti. Non in assoluto: sono calati, anzi precipitati nell'anno nero della crisi, il 2013, e poi c'è stato un rimbalzino. Sono alti in rapporto ai fatturati sempre più magri dei negozi cittadini. Se un tempo l'affitto del locale poteva valere il 5-6 per cento del bilancio, oggi siamo intorno al 12: una percentuale che, di questi tempi, rende pericoloso imbarcarsi in una nuova intrapresa economica. D'altro canto, affittare a 1.000 euro al mese significa veder andar via, in tasse, una cifra che sta fra i 3.500 e i 5.600 euro l'anno su 12mila. Ed ecco perché i canoni restano alti, così come i casi di insolvenza e morosità, e le serrande restano giù.
In questo quadro va a inserirsi la proposta avanzata dalla Confesercenti provinciale insieme alla Associazione proprietari case e immobili (Apci): estendere agli affitti sugli immobili commerciali le agevolazioni valide per gli affitti per le case. E quindi, a livello nazionale: possibilità di optare per la cedolare secca (evitando quindi il cumulo dell'Irpef) e di concordare un canone calmierato. Ma anche, a livello locale, riduzioni delle tasse comunali (Imu, Tasi e Tari) soprattutto se gli inquilini sono aziende in sofferenza o start up. Inoltre: la costituzione di un fondo di garanzia che permetta alle amministrazioni comunali di intervenire finanziariamente in caso di morosità incolpevole da parte degli inquilini.
Se ne è discusso ieri pomeriggio nella sala convegni della Camera di commercio, nel largo Carlo Felice, in un convegno moderato dal giornalista Giacomo Mameli. C'erano anche cinque dei sette candidati a sindaco: l'uscente Massimo Zedda e gli sfidanti Paolo Casu, Enrico Lobina, Antonietta Martinez e Piergiorgio Massidda. Cesare Pintus, presidente dell'Anama (Associazione degli agenti immobiliari) ha fornito i dati sull'andamento dei prezzi, Stefano Tolu, presidente regionale dell'Apci, ha illustrato la proposta e il commercialista Marco Pinna ha precisato le cifre.
Scettico sulla proposta Franco Fozzi, presidente del Centro commerciale naturale Insieme: il vero problema, a suo giudizio, è «fermare la desertificazione commerciale della città difendendo i negozi di vicinato e bloccando l'espansione della grande distribuzione».
Marco Noce

Il confronto

Le risposte
dei candidati
a sindaco

Per Massimo Zedda la crisi non è solo cittadina e non riguarda solo il commercio: alcune scelte politiche errate «nel 2011 ci hanno fatto rischiare la chiusura dello Stato» e hanno portato il Governo Monti a «chiedere agli enti locali un contributo da 20 miliardi di euro per scongiurare il tracollo». Decisivo, per Zedda, intervenire sulle «buste paga dei lavoratori», restituendo loro potere d'acquisto, ma anche «una revisione equa del Catasto». Zedda ha ammesso che la Tari a Cagliari è alta ma «è compensata da Imu e Tasi ridotte» e dall'erogazione, da parte del Comune, di «servizi di qualità e a basso costo».
Tutti d'accordo, tranne Antonietta Martinez (possibilista), sulla difficoltà di fare intervenire i Comuni in caso di morosità.
Piergiorgio Massidda ha definito «eccellente» la proposta della cedolare secca e ha lamentato l'alta tassazione a livello locale. Antonietta Martinez ha ipotizzato varie iniziative per rivitalizzare il commercio e sottolineato la gravosità di tasse come quella sulle insegne.
Tema, questo, su cui ha battuto anche Paolo Casu: «Impensabile - ha aggiunto - per gli imprenditori avere un socio al 50-60 per cento, lo Stato, che non dà servizi ma in compenso consente un'immigrazione incontrollata».
Per Enrico Lobina, infine, le soluzioni alla crisi stanno nell'adozione di un nuovo modello di sviluppo che scongiuri la prospettiva, accreditata da studi demografici, di una Sardegna sempre più vuota e popolata da anziani. (m. n.)