Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il caso Tuvixeddu? Lo rilancio in Europa»

Fonte: La Nuova Sardegna
17 aprile 2009

VENERDÌ, 17 APRILE 2009

Pagina 1 - Cagliari

di Mauro Lissia 



Un incontro a Bruxelles con i grandi giornali Milia: «Comprare il sito, l’ho detto nel 2005»



Ora la Provincia propone in sede internazionale la difesa del colle punico

CAGLIARI. Un incontro su Tuvixeddu, da organizzarsi a Bruxelles, Parigi o Berlino. Una giornata internazionale per informare i giornalisti e gli intellettuali europei della minaccia che incombe sulla più importante necropoli punico-romana del Mediterraneo. L’obbiettivo è portare il caso Tuvixeddu nella sede giusta: quella europea. Non più carta bollata e atti giudiziari ma confronto ad alto livello, davanti a una platea sensibile e preparata, in grado di far pesare la propria influenza anche sulle decisioni future del ministero dei beni culturali e su quelle della Regione.
L’idea è di Graziano Milia, presidente della Provincia. Il primo - era il 7 settembre 2005 - a lanciare la proposta di acquisto pubblico sulle aree private del colle per farne un parco archeologico. Una proposta ora ripresa dal consigliere regionale sardista Paolo Maninchedda, che ipotizza lo stanziamento di cinquanta milioni per acquisire il sito.
- Milia, dopo quattro anni arriva un po’ di sostegno a quella sua vecchia provocazione...
«Meglio tardi che mai. Era e resta l’unica soluzione possibile. Il gruppo Cualbu ha in mano concessioni edilizie regolari, effetto dell’accordo di programma del 2000. A meno che non si vogliano violare le norme non resta che cercare un accordo. La Provincia ha lanciato l’idea e quindi rimane disponibile a dare il proprio contributo».
- Sull’esempio di Roma, che ha acquistato aree importanti sulla via Appia sottraendole alla speculazione edilizia privata...
«Certo, perchè esistono luoghi che hanno un valore simbolico, un valore che va ben oltre quello di mercato. A Cagliari siamo stati capaci di cancellare i resti di Santa Igia, la città medievale. Più di recente il comune ha foderato di tavoloni l’anfiteatro romano. E’ una corsa alla distruzione, sembra che manchi la consapevolezza di quanto siano importanti quei luoghi».
- Semplice ignoranza o interessi prevalenti?
«Non so... a suo tempo proposi la Provincia come ente di mediazione con il contruttore, la cosa passò sotto silenzio. Ora penso ad altro, guardo all’Europa, dove la sensibilità per i luoghi della cultura è molto alta. Il Times di Londra ha scritto che Tuvixeddu è minacciato dall’immondezza, inviati francesi sono rimasti inorriditi dal progetto di un quartiere attorno alla necropoli. Ecco, voglio invitare questi cronisti in una sede centrale europea per informarli di quanto sta accadendo a Cagliari, sotto gli occhi del governo nazionale».
- Non tutta la città è insensibile al caso Tuvixeddu, l’ultima conferma è arrivata dalla manifestazione pacifica organizzata da Legambiente, Italia Nostra, Wwf e altri.
«Ho ricevuto proprio stamattina le associazioni, mi hanno invitato a visitare Tuvixeddu. Hanno un ruolo fondamentale, meno male che esistono. Ma è proprio con loro che vorrei lavorare per arrivare a un risultato condiviso. Ho letto con piacere che i Cualbu sono disponibili a trattare, forse lo sono sempre stati. Solo che hanno dovuto difendersi in giudizio...».
- Lei è sempre stato contrario alla via dei tribunali amministrativi.
«Si vedono i risultati... cause su cause, ora anche la magistratura penale. L’idea di Soru, difendere il colle dalla speculazione privata, era nobile. Sul percorso scelto per arrivare alla soluzione ho sempre avuto un’opinione diversa. Ora vedo, anche con un certo fastidio, che altri si stanno avvicinando alla mia posizione. Va tutto bene, purchè si arrivi all’obbiettivo».
- Maninchedda propone di utilizzare i soldi stanziati per il Betile e quelli per l’underground di Cagliari, che considera irrealizzabile. D’accordo anche su questo?
«Sul Betile mi sono già espresso più volte, quando mi chiedevano di informarmi su Bilbao ribattevo: informatevi voi. Il responsabile del Guggenheim si è dimesso, sostenendo che era ora di finirla con la prevalenza delle architetture sui contenuti dei musei. Vale anche per il Betile. La metropolitana? D’accordo per farla in superficie, con l’anello completo e i servizi sulle strade più difficili, viale Marconi, Poetto e altre. Quella sotterranea no, non serve: non ci sono i numeri per giustificare un investimento del genere, hanno ragione i docenti di Ingegneria».