Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Carlo Felice resti nel Largo»

Fonte: L'Unione Sarda
24 maggio 2016

L'OPINIONE. Realizzata nel 1830 fu piazzata quando il re era morto da circa 30 anni

Mariano Delogu contro l'ipotesi di rimozione della statua

Eliminare la statua di Carlo Felice che troneggia davanti a piazza Yenne? V'è da restare davvero interdetti ed anche vagamente irritati.
Debbo ammettere che non sono una storico e neppure un intellettuale riconosciuto. Però sono un cagliaritano che vive nella sua città da molti anni e che ha avuto la fortuna di osservarla da punti di vista privilegiati.
La statua fu realizzata dallo scultore sassarese Andrea Galassi nel 1830 ma fu piazzata solo nel 1860 quando il re Carlo Felice era deceduto da circa trenta anni. Non fu, dunque, il “cattivissimo” sovrano a farlo piazzare sul basamento realizzato da Gaetano Cima dove ancora oggi si trova. Comunque, è lì da 156 anni ed è una parte assai rilevante dell'immagine della nostra città. Se venisse rimossa, Cagliari cambierebbe il suo volto. Non sono assolutamente in grado di sapere se quel re fosse davvero una sorta di bieco dittatore, come affermano gli studiosi che chiedono la rimozione della sua statua, o se abbia fatto qualcosa di buono per la nostra isola come la strada che univa Cagliari a Porto Torres.
Non lo so e, tutto sommato, non interessa saperlo come ha giustamente affermato il grande storico Francesco Cesare Casula. Quel che non accetto è che si cambi ancora una volta l'immagine della nostra città. Perche dico “ancora una volta”? Perché la mia non giovanissima età mi consente di ricordare che, fino agli anni '50 del secolo scorso, chi saliva per il largo Carlo Felice incontrava sulla destra il vecchio mercato civico che esibiva un bellissimo porticato sostenuto da splendide colonne doriche realizzate in trachite di Serrenti. Ebbene, circa sessanta anni orsono, quell'affascinante monumento fu demolito per consentire la costruzione degli anonimi palazzi ora destinati a sedi di banche. Un vero scempio.
Cerchiamo di non ripeterlo.
Mariano Delogu