Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Storia di un gobbo che sapeva amare

Fonte: L'Unione Sarda
19 maggio 2016

 


“Notre Dame de Paris”, cinque spettacoli a Cagliari
David Zard: «Ma l'Arena non è l'Anfiteatro» - Parla il produttore del musical che emoziona il mondo

 

E l'amore?, lo sapete cos'è l'amore?, chiedeva Victor Hugo. «Oh l'amore, è essere due e non essere che una persona sola. Un uomo e una donna che si fondono in un angelo. È il cielo». L'amore, un angelo, il cielo: l'amore è Quasimodo ed Esmeralda: l'amore è quel dolore, quelle lacrime, quella passione.
L'amore, ancora una volta a Cagliari. “Notre Dame de Paris” è qui, cinque nuovi spettacoli, e un musical che gira il mondo e continua, teatro dopo teatro, replica dopo replica, a emozionare.
Dal 6 al 10 agosto, e per la città è la quarta volta. La prima, era il 2002, all'Anfiteatro Romano. «È il nostro unico rammarico». David Zard, che in questa monumentale opera dal capolavoro di Victor Hugo ha riposto la sua scommessa più grande, è in città. Presenta le nuove date, racconta il suo successo, sgrana numeri importanti. E insiste: «L'Anfiteatro Romano di Cagliari è secondo solo all'Arena di Verona». Ma questa volta il Gobbo morirà all'Arena Sant'Elia.
A regalarci magia e suggestioni ci penseranno, allora e come sempre, le musiche di Riccardo Cocciante e le liriche di Luc Plamondon, adattate in italiano da Pasquale Panella. E i biglietti venduti sono già novemila.
«È facile parlare di record, ma è difficile definire qualcosa che sembra irragiungibile, perchè i numeri di “Notre Dame” lo sono, così come lo è, ogni sera, l'entusiasmo del pubblico». «Questo progetto è entrato nella pelle degli italiani. È difficile dimenticare l'emozione del debutto e di quei momenti che hanno sancito il trionfo di un'opera che ha aperto al pubblico italiano il piacere di andare a teatro e di godere di uno spettacolo totalizzante, che soddisfa il cuore, l'occhio e l'orecchio».
Un musical di stelle. E allora ecco Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso). Più trenta ballerini e acrobati. «Nel 2002, quando abbiamo iniziato, non c'era un italiano: ora i ballerini sono centoquaranta e girano il mondo per interpretare le diverse versioni».
Numeri di prim'ordine per uno spettacolo che, nel nostro Paese, in dieci anni di programmazione, ha superato i due milioni e mezzo di spettatori in circa mille spettacoli.«Ho sempre detto che l'Italia non è fatta solo da Milano e Roma. “Notre Dame” si è spostato da Agrigento a Bolzano toccando cinquantatre città». «Un desiderio: arrivare nel nord della Sardegna».
Un'opera che ha cambiato il modo di mettere in scena il musical. «Volevo creare un'espressione popolare moderna recuperando la nostra cultura europea e lo strumento della voce». Perché «“Notre Dame” non è una fotografia, è un'immagine che vive nel tempo, e al tempo sopravvive, perché il tempo lo riesce a fermare».
Simona Arthemalle