Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Amanti di Beethoven ascoltate i Modà»

Fonte: L'Unione Sarda
18 maggio 2016

Questa sera alle 21 all'Auditorium di Cagliari

 

 

Il senso della musica per il pianista Stefano Bollani:
«Mai pensare di etichettare l'arte e gli artisti»

 

 

 

I l pubblico ama Stefano Bollani. A Cagliari i fan della prima ora lo seguono dal 1998, quando il pianista milanese, al tempo sconosciuto ai più, approdò all'Alkestis tra le fila del trio di Enrico Rava. Da allora sono trascorsi quasi vent'anni e il suo talento pianistico è andato di pari passo con la popolarità. Oggi è una star richiesta dappertutto, ammirata da celebri colleghi come Chick Corea. Piace perché incarna la figura del musicista moderno, curioso, creativo, onnivoro, che viaggia nei generi e nelle epoche, ma senza perdere di vista le proprie radici e il tempo in cui vive. Del resto, nella sua lunga storia, il jazz ha sempre funzionato come una spugna reattiva in grado di assorbire e metabolizzare ogni possibile umore. Un linguaggio che cerca e trova sponde diverse e che lui colora qua e là con magistrale spirito da entertainer. Cosa che non guasta, perché la musica è anche divertimento. Con buona pace dei puristi.
Questa sera approda alle 21 all'Auditorium del Conservatorio, per la tredicesima edizione del Festival internazionale musica e spettacoli “Pop a impatto zero”, ideato dalla cooperativa SEM di Roby Massa. «Pescherò qualcosa dal disco “Arrivano gli alieni”, canterò dei pezzi, ma poi vedrò sul momento che fare. La formula del piano solo lascia liberi di andare dove si vuole», dice Bollani.
In uno dei suoi libri, “Parliamo di musica”, scrive: L'idea che per capire la musica si debba per forza possedere un certo bagaglio culturale è una furbata.
«Allontana la gente dalla musica. Quando leggo, o sento, che la classica è difficile e per capirla bisogna aver studiato. O che il jazz è difficile e per comprenderlo bisogna conoscere la storia afroamericana, penso non risponda al vero. Non c'è una cultura alta e una bassa. Pensare che esistano è solo un modo per gratificare noi stessi. Quelli che ascoltano Beethoven dovrebbero provare ad ascoltare i Modà, e viceversa».
È grazie all'improvvisazione che ha imparato a comporre e arrangiare?
«Schonberg affermava che la composizione è improvvisazione al rallentatore. Improvvisare ti obbliga a ragionare: sulla struttura, sugli accordi, su tutto quello che stai facendo. Quelli come me Bach, poco simpaticamente, li chiamava “i cavalieri della tastiera”. Ovvero coloro che hanno bisogno di sentire sui tasti ciò che passa per la testa».
Chi sono gli innovatori nella musica d'oggi?
«Giusto per rimanere in Italia, Vinicio Capossela e il sassofonista Daniele Sepe. Vinicio riflette l'immagine del cantautore-ricercatore».
A fine mese uscirà il nuovo cd, “Napoli Trip”.
«Un viaggio seducente tra passato e presente. Nel frattempo godetevi il concerto».
Carlo Argiolas