Respinto il ricorso di due inquilini contro il ristorante argentino El Gaucho
Era legittima la sanatoria concessa dal Comune alla canna fumaria del ristorante argentino El Gaucho. Lo hanno stabilito i giudici del Tar che hanno rigettato il ricorso presentato da Paolo Pisano e Simonetta Manis attraverso gli avvocati Giovanni Maria Lauro, Anna Ingianni e Cecilia Savona.
Sono passati dieci anni ma alla fine è arrivata la sentenza che chiude la guerra sul comignolo che, dalla cucina del ristorante, saliva per i sei piani di un palazzo di via Asproni, in aderenza con la facciata. Era stata autorizzata il 21 dicembre 2006 dal Comune (assistito da Genziana Farci) a Sergio Sini (difeso da Raffaella Carta), gestore del locale specializzato in menù argentini.
Contro il provvedimento di sanatoria si erano scagliati i proprietari di un appartamento al quarto piano di una palazzina della vicina via Carloforte.
Tra le tante contestazioni, Paolo Pisano e Simonetta Manis lamentavano davanti ai giudici che la canna fumaria non superasse (come prevedono le norme) i tre metri sopra il tetto più alto nel giro nel raggio di 25 metri, così che i fumi non infastidissero chi vive nelle case vicine. Il collegio del Tar presieduto da Francesco Scano (a latere Antonio Plaisant e Giorgio Manca) ha chiarito che il Comune, acquisendo il parere favorevole della Asl, ha rispettato le norme previste dal regolamento comunale prima di autorizzare la canna fumaria.
Quanto a eventuali esalazioni non prevedibili, i privati che fossero investiti dal fumo potrebbero comunque chiedere i danni (se accertati). Rigettata anche la contestazione secondo cui il comignolo provoca inquinamento atmosferico, e viola il regolamento edilizio che vieta l'addossamento «a travi, pareti di legno e impalcature»: devono essere separati con un muro spesso almeno 20 centimetri.
Il lungo condotto per i fumi sale in prossimità di una rete del gas ma non viola il regolamento comunale che cita esclusivamente elementi realizzati in legno. Dunque, l'autorizzazione in sanatoria è legittima e il Comune non ha sbagliato. (fr. pi.)