Ma questa volta i tifosi non “vestono” la statua di Carlo Felice - Carosello di auto nel capoluogo e grande raduno davanti allo store della società
Forse è davvero passato di moda Carlo Felice. Storicamente la statua del re sabaudo che indica (sbagliando) l'inizio della strada a lui intitolata era il primo a festeggiare le vittorie del Cagliari. Per celebrare la promozione in serie A targata Rastelli nessuno si è preoccupato di salire lassù in alto per avvolgere la sciarpa intorno al suo collo. Umiliante per lui vedere la festa a suoi piedi senza che, però, nessuno si occupasse di lui.
L'unica variazione al tema rispetto alla normalità delle celebrazioni sportive: caroselli di auto in tutta la città, largo Carlo Felice completamente bloccato dalla folla in discesa e intasato di macchine in salita. Canti, cori, incitamenti, sfottò (nel mirino, naturalmente, le “odiate” Sassari e Napoli). Niente di nuovo sotto il cielo stellato rossoblù.
Una festa esplosa all'improvviso, soltanto dopo che Cerri, mettendo a segno il terzo gol contro il Bari, ha dato la matematica certezza della vittoria. Un cambiamento di scenario quasi incredibile: alle 20.30 nella parte alta del Largo ci sono solo poche centinaia di tifosi. Quelli che, in barba alla scaramanzia, hanno scelto la novità di seguire la partita dagli schermi del Cagliari store. Una cinquantina si sistemano dentro il locale, tanti altri stanno fuori. Perché dentro c'è caldo. E perché è difficile assistere sereni a una partita tanto importante.
Le cose si mettono subito bene con i gol di Joao Paolo e, più tardi, di Farias. Eppure, nessuno ha il coraggio di pronunciare la fatidica espressione “serie A”. Novanta minuti trascorsi quasi in apnea. Sino a quando arriva, quasi come un segnale convenuto, il segnale che la festa può iniziare anche se la partita non è ancora finita. Sullo schermo compare un riquadro che mostra le immagini in arrivo da piazza Yenne. E, quasi subito, arriva il gol di Cerri.
La follia rossoblù può scatenarsi: compaiono magicamente le bancarelle che offrono in offerta speciale le bandiere del Cagliari. «Solo cinque euro, approfittatene prima che finiscano», suggerisce l'ambulante. Da un furgone le hostess di uno sponsor della società rossobù regalano borse con il kit per i festeggiamenti: bastoni gonfiabili, fischietto e bevanda energetica.
Gli ultras si impossessano delle scalette sotto la statua di Carlo Felice, partono i cori. È festa grande. Al punto che reporter e cameramen, normalmente nemici giurati, sono insieme a loro e filmano senza alcun problema. Partono cori su cori, dalle auto si affacciano i passeggeri che cantano anche loro a squarciagola. Le strade si intasano ma nessuno protesta.
La solita festa, con l'eccezione di Carlo Felice ignorato. E, a dire il vero, anche con un'altra novità. È la “promozione dei selfie”: a fare da sfondo agli autoscatti, le vetrine del Cagliari point ma anche lo scudetto rossoblù floreale piazzato dal Comune nel Largo, a dispetto anche della scaramanzia. Una festa tecnologica: un braccio serve ad accompagnare gli slogan, l'altro a tenere lo smartphone che immortala la scena. Immagini che volano nell'etere. Al punto che, per qualche minuto, diventa difficilissimo anche fare una chiamata. Disagi sopportabilissimi per poter vivere una festa tanto attesa.
Marcello Cocco