Rassegna Stampa

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E’ Sa Die De Sa Sardigna. Ma la dedica ai migranti apre un doppio fronte del no

Fonte: web sardiniapost.it
28 aprile 2016

 

“Il 28 aprile è dichiarata giornata del popolo sardo“. Era l’autunno di 23 anni fa quando la Regione Sardegna, allora guidata da Antonello Cabras, fissava un nome e una data per la festa dei Sardi. Da allora critiche e malumori inseguono ogni aprile l’organizzazione di Sa Die De Sa Sardegna: celebrazioni troppo costose o al contrario sottotono, riconoscimenti tardivi, perfino la stessa data del 28 aprile in discussione. Mai come quest’anno però le polemiche attorno alla Festa sono state accese e trasversali: destra e sinistra, uomini di politica e uomini di cultura, in tanti uniti i contro l’organizzazione dell’edizione numero 23 di Sa Die.

Oggetto del contendere è il tema-guida scelto per l’elaborazione del programma della giornata: “Sardigna, terra de migrantes/Sardegna, terra di migranti“. Un tema che non piace, anche se per motivi diametralmente opposti: da un lato c’è chi da tempo è critico verso le politiche di accoglienza degli immigrati nell’isola ed è quindi contrario ad avvicinare la festa dei sardi con i migranti; sul versante opposto ci sono quelli che ricordano che sì, l’argomento è nobile e attuale, ma nella giornata di oggi è completamente fuori luogo.
Che la polemica arrivi da una parte o dall’altra c’è un fronte di critiche comuni contro l’assessore alla Cultura Claudia Firino e l’intera Giunta regionale, accusata di avere accantonato il vero motivo per cui oggi si celebra Sa Die De Sa Sardigna, cioè la ribellione dei Sardi del 28 aprile del 1792 contro il governo piemontese, per fini politici e propagandistici.

“La rimozione al potere”, stigmatizza Nicolò Migheli, sociologo di Santu Lussurgiu. Già un anno fa Migheli scriveva un post contro i temi scelti per accompagnare la festa: nel 2015 sono stati il cibo e le scorie nucleari, quest’anno i migranti. “Temi importanti per carità, ma che avrebbero trovato giusta collocazione in tante altre occasioni – scrive il sociologo. – Uno spostamento che nasconde il timore di affrontare le vere domande che pone il 28 aprile: siamo nazione? Chi è la nostra patria, l’Italia o la Sardegna?”.

Sull’idea della rimozione torna anche Marco Murgia, consigliere comunale di Cagliari: “È la storia di quei giorni che merita di essere conosciuta, approfondita, ricordata e celebrata perché è anche attraverso la memoria de Sa Die che riusciremo a immaginare e realizzare una Sardegna migliore. Non c’è ragione per accostare temi ‘altri’ al ricordo della rivoluzione sarda se non quella di smorzare e confondere la portata politica dei fatti di quei giorni di 222 anni fa. Negare la soggettività storica del popolo sardo per negarne la soggettività politica: un’operazione di rimozione in atto da 3 secoli che molti, troppi sardi hanno purtroppo ormai introiettato”.

Omar Onnis, storico nuorese, sottolinea che si è persa un’occasione per riflettere sulla nostra storia e sui fatti di quel 28 aprile di due secoli fa: “In diverse occasioni, la giunta regionale sarda ha pensato bene di appiopparle un tema specifico. Quest’anno tocca ai migranti. Tema sensibile e quanto mai di attualità, su cui forse sarebbe meglio che la Giunta assumesse una posizione politica chiara e anche qualche decisione operativa, dati i problemi che ci ritroviamo a gestire anche in Sardegna sia quanto a emigrazione sia quanto ad accoglienza di profughi e rifugiati. Invece il tema viene ridotto a puro espediente diversivo e incastrato dentro una cornice non sua, combinando così un pastrocchio multiplo”.
Sul versante opposto delle polemiche c’è chi insiste sulla questione dell’immigrazione: Ugo Cappellacci, consigliere regionale ed ex governatore , da tempo non nasconde la sua posizione critica contro le politiche di accoglienza. “Passata la festa, sia i sardi che i migranti vengono abbandonati al loro destino da una Giunta più attenta a compiacere il Governo Renzi, ad assecondarne le scelte che per un’immigrazione senza controllo che tradisce il fine umanitario”.

claudia firinoL’assessore alla Cultura Claudia Firino frena le polemiche: “Non è la prima volta che si sceglie un tema per Sa Die De Sa Sardegna, sempre legato alla storia sarda: in passato si è parlato di Antonio Gramsci e dello Statuto sardo, ad esempio. Credo che non si faccia nessun torto alla Sardegna se il 28 aprile si parla anche di temi attuali. Non dimentichiamo che abbiamo alle spalle una storia di migrazioni anche dolorosa, che costituisce una fetta importante della nostra identità. Per me Sa Die non è una giornata celebrativa su un momento singolo del passato ma una giornata di riflessione su quello che siamo stati e che saremo, e in questo ricordo che la festa prevede anche programmi di approfondimento e studio per le scuole e altre iniziative durante tutto l’anno. Dietro la scelta del tema dei migranti c’è solo l’intento di riflettere sulla nostra storia e su quello che siamo: nessun buonismo, nessuna ricerca di consenso o dissenso”.

 

Francesca Mulas