Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio, l'attesa è già festa

Fonte: L'Unione Sarda
27 aprile 2016

La macchina organizzativa dell'arciconfraternita mobilitata per la grande processione

 

 

Chiesa aperta alle visite mentre fervono gli ultimi preparativi

 

 

La coppia tedesca, risalite a fatica le scale della cripta, percorre un tratto di via Sant'Efisio, raggiunge il sagrato, si affaccia a guardare dentro la chiesa e non trattiene un'esclamazione: il colpo d'occhio è un'esplosione di luci, marmi e ori. Le luci sono quelle di tutte le lampadine disponibili: accese e scintillanti. È dorato, al centro della navata, il tempietto che quest'anno, e succede di rado, sarà portato in processione il primo maggio: contiene il reliquiario con i resti del santo guerriero e di un suo compagno, Potito, che fu decapitato insieme a lui. Poco più avanti il cocchio, splendida teca su ruote tutta fioriture, coi suoi puttini e la croce dorata in cima: è parcheggiato all'altezza della nicchia con la statua che dopodomani sarà al centro del rito della vestizione, sabato sarà addobbata con gioielli ed ex voto e caricata a bordo del cocchio e domenica sarà protagonista della grande sagra. In fondo splende l'altare, marmi bianchi, l'oro dei candelabri e due persone arrampicate a qualche metro d'altezza: sono un giovane confratello e una consorella e stanno sistemando dei fiori ( anthurium ) attorno alla nicchia centrale. «Più a destra, un po' più a destra», li dirige una consorella ai piedi della scala.
I due tedeschi, così come tanti altri visitatori che ieri hanno fatto tappa a Stampace, lasciano la loro firma entusiasta sul registro delle presenze e proseguono il loro tour del centro storico.
Sono giorni di preparazione e di attesa, per l'arciconfraternita del Gonfalone: la chiesa resta aperta, si sistemano gli ultimi addobbi. Gianni Melis, confratello e stampacino Doc, armeggia sul sagrato con un trapano elettrico. Altre persone accatastano del cartone. Due consorelle allestiscono la bancarella su cui espongono rosari, immaginette, cartoline. Ognuno sa cosa fare: sarebbe il caos se l'arciconfraternita non avesse una struttura gerarchica ben definita, con la priora, il sacrista maggiore, il prefetto delle processioni e la cosiddetta banca, composta da presidente, segretario e terzo guardiano.
Dalla sagrestia esce una scolaresca: bambini e bambine sugli otto-nove anni. Due maschietti, che poco prima, in chiesa, hanno infilato qualche moneta nella cassetta delle offerte e acceso un cero sotto la statua della Madonna, si attardano alla bancarella: hanno acquistato delle cartoline. Le maestre li richiamano: «Ma vi siete innamorati di Sant'Efisio? Su, si fa tardi. Andiamo a visitare la prigione». Urla entusiaste: «Sìììì, la prigione». Giù, nella cripta, tutti tirano fuori smartphone e tablet per immortalare l'emozione della breve gita sotterranea. Qualcuno si scatta un selfie davanti alla cancellata che protegge la colonna cui, secondo la tradizione, fu incatenato l'ufficiale dell'imperatore Diocleziano che si convertì alla fede in Cristo e, per non abiurare, preferì morire.
Marco Noce