Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio, conto alla rovescia

Fonte: L'Unione Sarda
26 aprile 2016


Ieri l'ingresso del cocchio in chiesa ha dato il via alla festa - Cerimonia per i devoti. Fra cinque giorni l'appuntamento con la grande processione

 

Da ieri, ufficialmente, la festa è cominciata. Poco più tardi delle 10, dorato e delicato, traballante sulle possenti cinghie di cuoio che lo tengono sospeso sul telaio, il cocchio di Sant'Efisio fa il suo ingresso nella chiesa intitolata al martire, nel cuore di Stampace. Ad accoglierlo, al centro della navata, di fronte alla nicchia dove si trova la statua che sarà portata in processione domenica primo maggio, il tuono del gocciu cantato dai fedeli: « Protettori poderosu / de Sardigna speziali / liberainosi de mali / Efis martiri gloriosu ».
È un momento intimo, riservato ai devoti. Non sono tantissimi ad assistere al primo momento importante della giornata di ieri, cominciata con il trasferimento del cocchio fuori dalla cocchiera, la sala che si trova proprio accanto alla chiesa. Qui confratelli e consorelle hanno recitato la loro preghiera: « Fa' che Cagliari resti sempre tua - conservi viva la fede che vi hai predicato ».
Il cocchio sta nella cocchiera come un violino nella sua custodia: giusto giusto. Tirarlo fuori richiede coordinamento e conoscenza delle manovre che, rodate da secoli di esperienza. A vigilare sul buon andamento delle operazioni c'è Andrea Angei, il sacrista maggiore: «Il mio compito - spiega - è di sovrintendere ai vari aspetti religiosi della festa». Il cocchio esce dal portoncino della sala con precisione millimetrica: i mozzi delle grandi ruote di legno sfiorano le ante. L'arrivo sul sagrato fa scattare un applauso. Poi l'altra manovra, più agevole, per entrare in chiesa.
Alle 11, sull'altare, la consegna degli stendardi della città e dei quartieri storici (con le effigi di Sant'Anna per Stampace, di Sant'Eulalia per Marina e di San Giacomo per Villanova) agli squadroni dei miliziani, spettacolari nelle giubbe arancioni. Una cerimonia introdotta di recente, pochi anni fa, in base al cerimoniale dell'edizione numero 300. Franco Viola è il presidente dell'associazione dei miliziani di Stampace, suo fratello Marco ne comanda la squadra: sono i figli di Toreddu Viola, storico miliziano la cui barba bianca è stata per decenni un'icona della sagra. Marco tiene nel risvolto della barrita una foto del padre, scomparso due anni fa: «È un modo per continuare a farlo partecipare».
Alle 18, il passaggio di consegne fra il Terzo guardiano uscente, Agostino Murtas, e quello entrante, Giancarlo Sanna, 54 anni, bancario, in guardiania dal 1994. «Per me, stampacino doc, nato in una famiglia che ha contato tanti fra confratelli e consorelle, è il coronamento del sogno che facevo da bambino». Certo, il quartiere ora è cambiato: molte famiglie storiche vivono altrove, mentre tante delle casette tipiche ospitano immigrati. «Ma la festa è un momento di ritorno e di incontro, tanti giovani, figli di confratelli, si avvicinano alla festa e all'arciconfraternita». La tradizione, insomma, è viva.
Marco Noce