Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il mio bar è intrappolato dal cantiere pubblico»

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2016

SANT'AVENDRACE. Disagi di residenti e commercianti per i lavori lasciati a metà

 

 

I lavori si sono fermati ma i disagi continuano. Peggio di prima, a sentire chi in viale Sant'Avendrace ci abita o lavora. La gente non ha molta voglia di parlare mentre fa le gimkane tra una sponda e l'altra del marciapiedi, per scavalcare gli spazi transennati dalle reti arancioni.
Il cantiere per la costruzione della rotonda nella piazza è chiuso da circa un mesetto: i lavori sono stati lasciati a metà, interrotti da un giorno all'altro a causa del fallimento della ditta incaricati di eseguirli, la Selma srl di Sinnai. In attesa di una soluzione del Comune, residenti e lavoratori della storica via cagliaritana, sono costretti a convivere con vari disagi, condividendo le proteste del quartiere. Come Jenny Attene, titolare dell'All-In Caffè, intrappolato nel bel mezzo dei lavori. «Ogni giorno per aprire e chiudere la serranda del mio bar devo scavalcare la rete per entrare in questo fosso transennato e oltretutto pericoloso, proprio davanti all'ingresso del locale».
È un piccolo quadrato, l'unico tratto non rifatto del marciapiedi proprio a ridosso delle strisce pedonali, di fronte all'edicola: «Ho inviato una lettera al Comune, evidenziando anche il pericolo che corro ogni giorno per entrare nel mio bar: chiedo che mandino degli operai a sistemare il marciapiedi che, in queste condizioni, ostruisce l'ingresso alla mia attività». È chiaro che i disagi li patiscono tutti, chi lavora nel bar ma anche i pedoni. Chi passa per via Po, si ritrova senza un bel pezzo di marciapiedi (incastonato tra i lavori) ed è costretto a sfiorare le auto seguendo la corsia ricavata sulla strada per consentire il transito ai passanti.
Soprattutto pensionate, spesso con il carrello della spesa, o una bolletta da pagare alle Poste di via Simeto. «Ci hanno illusi - dicono alcuni residenti - non solo non abbiamo la rotonda ma scaricano su di noi i disagi lasciandoci all'oscuro di tutto». (c. ra.)