La sentenza di mercoledì

Lasciata l'aula della prima sezione penale di gran fretta dopo la lettura del dispositivo, mercoledì pomeriggio il pubblico ministero Giangiacomo Pilia è salito al terzo piano per chiudersi nel suo ufficio prima di uscire pensieroso dal Palazzo di giustizia poco dopo. La sentenza con la quale alle 16,50 il Tribunale ha assolto pienamente Massimo Zedda (il fatto non sussiste) nel processo che vedeva il primo cittadino sotto accusa per un doppio abuso d'ufficio (legato alla nomina a sovrintendente del Teatro lirico di Marcella Crivellenti, ritenuta priva di titoli e scelta solo per opportunità politica, e all'estromissione dal cda della Fondazione di un componente nominato dall'allora sindaco Emilio Floris) è stato un colpo duro da assorbire. Almeno nel momento iniziale. Ancora ieri mattina, 24 ore dopo il verdetto, il magistrato inquirente avrebbe espresso tutta la sua insoddisfazione per una decisione che ritiene sbagliata. Resta da capire quali iniziative vorrà prendere nel prossimo futuro: se fare ricorso e andare in Appello oppure rinunciare e chiudere qui la vicenda processuale.
Sarà fondamentale leggere le motivazioni che il collegio presieduto da Claudio Gatti (a latere Silvia Badas e Claudia Belelli) depositerà entro 90 giorni, ben oltre dunque la tornata elettorale che eleggerà la nuova guida amministrativa del capoluogo: in quelle pagine si capirà perché Zedda è stato assolto e cosa abbia spinto il Tribunale a escludere l'esistenza di un reato nella vicenda portata a dibattimento dalla Procura (il fatto non sussiste) piuttosto che ipotizzare un comportamento non penalmente rilevante (il fatto non costituisce reato). E, dunque, se ci siano margini sufficienti per tentare un processo in secondo grado.
An. M.