L'intervento Parla Antonello Gregorini
L'eterno dissidio tra legge etica e legge dello Stato. Antonello Gregorini, blogger, ambientalista moderato e portavoce dei Verdi cagliaritani, scomoda l'Antigone di Sofocle per definire una disputa singolare. «La legge dello Stato, con sentenze delle varie corti, ha riconosciuto per più di dieci volte il diritto del privato di realizzare ciò che il Comune, la Regione, lo Stato, gli hanno concesso con un accordo di programma. Ma Antigone - per analogia le associazioni - ritengono che questo significherebbe andare in contrasto con il diritto naturale che é radicato nell'animo di ciascuno di noi. Lei, loro, non possono astenersi dal rivendicarlo», spiega Gregorini.
Che invita chiunque voglia valutare la vicenda, a conoscere i fatti. Riassunti in cinque punti: «Il sito, oggetto dell'accordo di programma, é vasto circa 40 ettari. Di questi più della metà furono ceduti al pubblico per la realizzazione di un parco archeologico; le costruzioni, originariamente consentite, furono più che dimezzate; in molteplici studi della sovraintendenza é provato che la parte restante di necropoli, quella salvatasi dalle attività di cava, é situata all'interno del parco; le 431 tombe scoperte di recente, perlopiù realizzate su terra, sono appunto all'interno di quest'area: il privato per più di dieci volte si é visto dare ragione da parte dei giudici.; nella precedente legislatura fu introdotto un vincolo esteso alle aree di Tuvumannu e Via Is Maglias esterne al continuum topografico e urbanistico».
«Sempre per analogia», aggiunge Gregorini, «sembrerebbe che la nostra Antigone cagliaritana voglia non solo seppellire il proprio familiare secondo tradizione, ma pretende che venga sepolto nel migliore e più grande dei siti a spese del re Creonte, della ricca Coimpresa e del Demos. Su questa disputa la città, il coro del Demos, ha irriso Antigone ma, nel corso della vicenda, é sembrata cambiare posizione e spostare le sue attenzioni su Creonte. La tragedia procede», prosegue per analogia l'esponente dei Verdi, «mentre il pubblico in sala si preoccupa per l'aumentare del prezzo del biglietto, il cui costo, ormai é chiaro, sarà preteso all'uscita. Un atto di liberalità, una sepoltura più modesta? Cosa porrà fine alla corsa del tassametro?». Infine il messaggio: «Le minoranze devono riconoscere che l'atto persuasivo di supporto all'applicazione della legge, insito nelle nostre democrazie, non può essere eterno. Disegnare il forte come il brutto cementificatore é un operazione che non paga e, in un contesto di città aperta, partecipata e discussa, non ha alcun senso. Diventa anzi dannoso».
06/04/2009