Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La vera festa è la quaresima

Fonte: La Nuova Sardegna
6 aprile 2009

LUNEDÌ, 06 APRILE 2009

Pagina 17 - Cronaca


Villanova per una settimana anima dei riti pasquali




CAGLIARI. Domenica delle Palme, “Osanna al Figlio di Davide”, ma anche preludio delle struggenti celebrazioni della settimana santa. Si divide tra gioia e dolore il quartiere di Villanova, per una settimana cuore pulsante di tutte le manifestazioni religiose della città. Piazza san Giacomo ieri era il simbolo evidente del contrasto tra gioia e lutto. Intorno al cantiere transennato dei lavori per i sottoservizi, giovani e anziani hanno improvvisato un tappeto di palme e ulivi da vendere “a offerta”. Ma alzato lo sguardo, ecco balconi e finestre pavesati di arazzi neri con le scene della “via Crucis”. Intanto nella chiesa di san Giovanni si compiva il primo atto di un antico rituale: il crocifisso calato dalla sua cappella d’origine e sistemato vicino alla Vergine Addolorata.
Sembra un paradosso, ma la vera festa di Villanova non coincide con le festività di san Giacomo, san Domenico o anche san Mauro - titolari delle più importanti chiese di questa appendice cittadina - ma con i riti della settima santa. Il quartiere omai ridotto a poche migliaia di abitanti, internazionalizzato dalla fuga di molti residenti storici e dall’arrivo di centinaia di immigrati (2 bambini filippini fanno parte dei cantori), in questi giorni ritorna a “su connottu”. «Non c’è più la vecchia Villanova - dice Daniele Pinna, 38 anni, presidente dell’arciconfraternita della Solitudine - e gran parte dei confratelli riprende possesso di vicoli, piazzette, spazi, rumori, mestieri, odori soprattutto in quaresima, quando si preparano i riti della settimana santa. Il richiamo della chiesa di San Giovanni, delle tradizioni, delle processioni è irresistibile, un sentimento trasmesso di padre in figlio». Emanuele Vittinio e Antonio Tolu sono nati in via Giardini, periferia di Villanova, nella zona “is Stelladas”. «Diventare confratello per me è stato un atto di fede maturato nel tempo», dice il primo. «Il naturale adempiersi di una tradizione familiare», precisa Tolu. Rino Arrais invece arriva dalla Marina: «Ho professato 12 anni fa, ma i riti della settimana santa sono patrimonio di ogni cagliaritano doc». «Più si rimane fedeli al passato e maggiori sono le possibilità che l’arciconfraternita (105 confratelli, 80 consorelle e altrettanti cantori) abbia un futuro», dice il presidente Daniele Pinna.
«Sembra una contraddizione - spiega - ma soltanto la capacità di conservare interamente le nostre liturgie e tradizioni ci garantisce un ruolo rilevante nella storia della città». Carisma antico, ma sempre attuale dell’arciconfraternita della “Soledad”, è lo spirito di fratellanza e umiltà. Che il presidente Pinna declina con un terzo dono meno spirituale e più concreto: decoro. «Ci dovrà essere eleganza e stile nel portamento, nello sfilare, nello stare in processione. Portare Cristo morto per le strade della città è un atto di pietà e di preghiera».
Mario Girau