Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stracci di realtà per (s)vestire le nostre esistenze

Fonte: L'Unione Sarda
11 marzo 2016

TEATRO. Antonio Rezza e Flavia Mastrella a Cagliari con lo spettacolo cult “Pitecus” 

U n sacco di gente sul palco. Cioè Antonio Rezza, uno e multiplo, in un numero indefinito ma notevole di ruoli diversi. Vestito di nero, si nasconde dietro le architetture di stoffa di Flavia Mastrella, fa spuntare dai tagli e dai fori la faccia o le mani.
“Pitecus”, proposto al Massimo di Cagliari da Sardegna Teatro, ha vent'anni ma non si direbbe. Merito del talento del suo protagonista, dei testi affidati anche all'improvvisazione, di un ritmo generatore di sorprese.
Apostrofa gli spettatori, Antonio Rezza, punta deciso su chiunque gli ispiri una battuta, fa delle risposte o delle risate un elemento del copione. C'è un progetto ben preciso, dietro l'apparente svagatezza dei testi. Che attingono alla fiaba di Cenerentola come alla lettera di San Paolo ai Corinzi. Che raccontano di un tale Gidio che non vuole uscire di casa e dei suoi conoscenti che vogliono ostinatamente fargli visita. Di un tizio che per diventare ricco vende a poco a poco il suo corpo e di Giovanna D'Arco che si agita sul rogo alimentato a nafta.
Il “Pitecus”, libero riferimento al Pitecantropo, ominide del Pleistocene, non si è tanto evoluto, siamo ancora come lui, si dice nella presentazione di uno spettacolo fatto di «stracci di realtà». Yuta, raso, rete, piume, ogni sorta di tessuto che serve da sipario e da costumi, nelle creature tessili di Flavia Mastrella.
Un habitat duttile , morbido e variabile quanto lo sono la mimica di Antonio Rezza, il timbro della voce, da querulo a tonante, e le inflessioni dialettali alternate senza incertezze. Molto divertimento, in questo in fin dei conti amaro affresco di un'umanità fallace e furba, egoista e non di rado cinica.
Sino a domenica (oggi e domani alle 21 e dopodomani alle 19) andrà in scena l'ultimo allestimento dell'inscindibile duo Rezza - Mastrella, vincitore nel 2013 del Premio Histro e del Premio Ubu .
S'intitola “Anelante”, la nuova produzione.
Nella Sala M1 del Massimo di Cagliari ci sarà un muro, «a contenere l'oratoria patologica, un contrasto tra rumori, graffi e parole risonanti». Spiegano gli artisti: «In uno spazio privo di volume il muro piatto chiude alla vista la carne rituale che esplode e si ribella». Per spiare, senza essere visti, «personaggi che in piena vita si lasciano trasportare dagli eventi, perdizione e delirio lungo il muro».
Alessandra Menesini