Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Così muore il commercio» In via Dante nell'ultimo anno serrande giù per dieci negozi

Fonte: L'Unione Sarda
10 marzo 2016

Caro-affitti (da 1500 a 8 mila euro), parcheggi ridotti e pista ciclabile sotto accusa 

Ha resistito per anni a una crisi galoppante. Il secondo tratto di via Dante, quello verso via Cocco Ortu e poi piazza Giovanni XXIII, sembrava potesse superare (quasi) indenne il momento terribile. Poi, è arrivato il tracollo.
LA RESISTENZA Impegno e coraggio non sono bastati e così anche le attività commerciali sono appassite, anche alcune che vantavano una lunga storia. Un bel po' di negozianti hanno issato bandiera bianca. Almeno dieci nell'ultimo anno. Un quarto di quei quaranta che - come calcolato da Confesercenti nel 2014 - aveva scelto di abbandonare la strada del commercio e il commercio stesso. In alcuni casi i cartelli degli ultimi saldi sono ormai sbiaditi. Oltre le vetrine che nessuno pulisce da mesi, polvere e abbandono servono a ricordare che il negozio è chiuso da tempo. E non uno solo, sono tanti. A dispetto di chi invece apre e spera.
LO SFOGO «Con questi affitti non si va da nessuna parte», sbotta Vincenzo Farris, titolare di Shine: «Avevamo un altro negozio qui davanti, ben più grande. Abbiamo dovuto ridimensionarci per abbattere i costi. Ma questo è solo uno dei problemi che stanno rendendo difficile la vita ai commercianti, a cominciare dai parcheggi». Teoria condivisa con aggiunta di rabbia. Rosa Cinus, proprietaria di una gioielleria insieme al marito, sbotta: «La nostra fortuna è che siamo proprietari del locale, ma se non ci ammazza l'affitto lo faranno la pista ciclabile e la carenza di parcheggi. Mi piacerebbe che sindaco e amministratori trascorressero un giorno intero in uno dei negozi per contare quante biciclette passano. Una, due? Forse tre, quando va bene. E poi contassero ancora quanti negozi stanno chiudendo».
I CLIENTI Difficile, con gli affari in picchiata e con i clienti che magari entrano e sovente non acquistano, pagare affitti che si aggirano sui 1500 euro mensili per un locale di 40 metri quadri e raggiungono gli ottomila per un “tre vetrine” zona Coin-via Cocco Ortu. Il tratto privilegiato che oggi sta conoscendo il momento più nero. Diversi negozianti hanno cercato la salvezza con i saldi, ma poi la scelta è stata inevitabile: chiudere.
IL PESSIMISMO Da “Opportunity” non nascondono le difficoltà. Dietro la cassa, la madre del titolare Andrea Oppo. «Spese insostenibili. Speravo di godermi la pensione ma bisogna aiutare i figli. Mi auguro solo di riuscire a vendere l'attività. Anche un piccolo negozio come il nostro costa parecchio». Per Sebastiano Nuvoli e Alessandro Serra, titolari del bar “ll Girone dei Golosi”, via Dante è una scommessa e un cruccio. «Pesa», dicono, riferendosi a un'attività in chiaroscuro, «è dura resistere. L'elenco dei problemi è lungo, anche per chi ha acquisito da poco l'attività. «Prima c'era più movimento, la strada è rimasta indietro. Parcheggi ridotti e pista non ci aiutano».
L'ASSOCIAZIONE Dice Roberto Bolognese, direttore provinciale di Confesercenti: «Le serrande abbassate non rappresentano un'azienda chiusa ma la somma di una molteplicità di imprese in difficoltà che coinvolge titolari, commessi, manutentori, contabili. Altro che una fabbrica. Ci siano fatti affascinare da un'idea bella e romantica, per esempio, con le piste ciclabili, sperando in una Cagliari come Parma o Verona, ma non possiamo permetterci di sperimentare sulla pelle dei negozianti. C'è una verità amara: i centri commerciali sono più attrattivi delle nostre vie e sulle nostre strade con vetrine buie e serrande abbassate stiamo investendo poco e sbagliando parecchio».
Andrea Piras