Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un muscoloso gioco al massacro ad alto tasso alcolico

Fonte: L'Unione Sarda
19 febbraio 2016


Bella versione di “Chi ha paura di Virginia Woolf” al Massimo di Cagliari

 

B evono, bevono, bevono. E si azzannano, i quattro protagonisti di Chi ha paura di Virginia Woolf? . Testo celeberrimo di Edwuard Franklin Albee, che ha debuttato a Broadway nel 1962 e per il carico di odio che contiene potrebbe essere stato scritto oggi. Whisky a fiumi e non poco brandy, nella casa di New Carthage di George e Martha. Un paio di divani e un mobile bar che dispensa alcool e ghiaccio: non occorre altro per la battaglia incrociata tra gli ospiti e i loro invitati, una sconosciuta coppia, più giovane ma già allenata all'arrivismo e all'ipocrisia. In scena sino al 21 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari per il cartellone della CeDac, lo spettacolo prodotto da Tieffe Teatro Milano vede Arturo Cirillo nella doppia veste di regista e di attore. Nella parte della ferocissima moglie Martha, Milvia Marigliano, che ha vinto per questo ruolo il Premio Nazionale della Critica 2015 come migliore attrice. Spettinata, a gambe nude, con un abito aderente e scollato (costumi di Gianluca Falaschi), stancamente provocante, accusa il marito professore di Storia di non contare nulla nella piccola Università del New England di cui suo padre è Preside e padrone. Implacabile e fragile, è la figura più contradditoria di un jeu de massacre che si conclude con l'offerta di un mazzo di fiori. Le scene di Dario Gessati chiudono l'atto unico in una stanza dai muri fatti di frange, un limite cedevole come mutevoli sono gli umori dei personaggi. In un allestimento che mette in rilievo, forse troppo, la fisicità dei corpi, Edoardo Ribatto nei panni di Nick, docente di Biologia che intende scalare velocemente le gerarchie accademiche, oppone i suoi muscoli alle speculazioni cerebrali del più anziano collega. Incolore nel suo vestitino rosa, Valentina Picello è l'ingenua Honey, mogliettina isterica poco abituata a brillare nei party e a tirar l'alba. Che si preannuncia, segnata dalle luci di Mario Loprevite, con le cicche fredde e i bicchieri sporchi accumulati in una nottata da lupi cattivi. “Who's Afraid of the Big Bad Wolf?”. Chi ha paura dei propri segreti, di un passato buio, dei sentimenti contorti, delle infinite bugie, delle sgradevoli verità? Il dramma di Albee, ben accolto dal pubblico e replicato per due anni al Billy Rose Theatre, fu accusato di «fredda esercitazione di depravata oscenità». È invece, anche nella lettura di Arturo Cirillo, il racconto di una catarsi.
Alessandra Menesini