La prima intervista al vice sindaco Sebastian Cocco.
Parte oggi la prima intervista agli amministratori nuoresi sul tema della riforma degli enti locali che ha coinvolto presidi culturali della provincia di Nuoro quali Man, consorzio per la pubblica lettura Sebastiano Satta, Fondazione universitaria. La vivace polemica fra gli amministratori nuoresi, il sindaco Andrea Soddu, il consigliere regionale Roberto Deriu e la regione stessa, non ha sciolto, agli occhi dei lettori nuoresi (compresi tutti gli abitanti della provincia storica di Nuoro) i dubbi e le perplessità che Cagliari.Globalist ospiterà nelle sue pagine. La direttrice Claudia Sarritzu, nel suo libro "La Sardegna è un'altra cosa", dedicò un capitolo intero alla biblioteca Satta e inizieremo proprio da questa annosa questione . Oggi Sebastian Cocco, vice sindaco di Nuoro con delega a cultura e sport, risponde a cinque domande che saranno il primo step per un confronto di idee, proposte, critiche
Assessore Cocco, possiamo far risalire alla chiusura delle comunità montane la crisi del Consorzio pubblica lettura Sebastiano Satta?
La chiusura delle Comunità montane è stato il primo passo verso il cambiamento radicale degli enti locali che si è evoluto con l'abrogazione delle province. La riforma approvata dal Consiglio Regionale ha dato il colpo di grazia a una biblioteca Satta indebolita del venire meno delle comunità montane, contrariamente a quanto sbandierato, poiché ora si priva il consorzio anche dell'apporto del Comune di Nuoro. La Regione infatti, smentendo la stessa ratio di riforma, si intromette nella gestione degli istituti culturali - peraltro solo quelli nuoresi- senza fare viceversa l'unica cosa che avrebbe dovuto: garantire dei canali di finanziamento stabili, con apposita legge regionale, senza esporli ai marosi del fondo unico. Spero che il legislatore regionale si ravveda rapidamente.
La biblioteca Satta, così come il consorzio universitario, sono commissariati da oltre cinque anni. L'amministrazione di cui lei è vice sindaco, ha nominato il commissario del consorzio universitario, lasciando al suo posto la dottoressa Mulas; significa che avevate in mente la liquidazione del consorzio bibliotecario e il ripristino di quello universitario?
La situazione dei due enti, come noto, è differente. Noi ci siamo impegnati da subito, con un confronto serrato con il personale della Satta, a un ripensamento globale con il coinvolgimento più concreto e attivo di tutto il territorio. Il tipo di governance e la caratura delle personalità che l'avrebbero costituita sarebbe stata conseguente. Ma ora, a quanto pare, ci penserà la Regione. Quella stessa Regione accusata di creare carrozzoni e Idromostri e che oggi, miracolosamente, presenta capacità inedite.
Secondo lei l'abrogazione delle otto province e il depotenziamento delle funzioni delle quattro storiche ha contribuito al Cagliaricentrismo?
Il cosiddetto "Cagliaricentrismo" è un'espressione comune che sintetizza una problematica di carattere universale, ovvero la creazione o meno di un equilibrio e una parità di opportunità e accesso ai servizi fra territori. Il referendum con cui è stata sancita l'abrogazione delle province è espressione di una volontà popolare che non poteva essere ignorata. Se le province, nel tempo, hanno svolto il proprio ruolo in modo tale da essere percepite come puri centri di potere e non come enti indispensabili, bisognerebbe farsi domande su questo e ripromettersi di non commettere gli stessi errori in futuro.
La campagna elettorale della sua maggioranza, fra i punti salienti, proponeva il rilancio della cultura nuorese attraverso la proposta di rendere Nuoro (ex capoluogo nei fatti) capitale europea della cultura 2035; come valuta la fattibilità di questa candidatura tenendo conto che la città e il suo territorio NON sono caratterizzate da realtà produttive che promuovano la ricerca e quindi una forma di cultura globale?
Chi conosce la storia di questo prestigioso riconoscimento e le sue motivazioni, sa che lo spirito non è quello di premiare le città più belle e più ricche, ma di spronare i territori dell'Unione Europea a lavorare sodo per superare i propri limiti e migliorarsi. Ed è esattamente questo lo spirito che deve avere Nuoro per crescere: porsi un obiettivo ambizioso e perseguirlo. Un obiettivo di lungo respiro che ci dà tutto il tempo per decidere chi vogliamo essere e come vogliamo diventarlo. Nuoro ha un patrimonio culturale immenso, unico e non replicabile in nessun'altra parte del mondo. Dobbiamo solo capire come metterlo a sistema e le eccellenze già presenti in città ci dicono che serve una guida politica, la determinazione e il coinvolgimento di tutti. Certo, la riforma degli enti locali ha voluto colpire questo obiettivo, perché nel coordinamento che abbiamo pensato avrebbero dovuto avere parte attiva anche quei soggetti che oggi, grazie al famoso articolo 29, escono dalla nostra competenza e vanno sotto il controllo della Regione. Ma si troverà la strada migliore.
Il distretto culturale nuorese rappresenta davvero un'alternativa al centralismo regionale? Non le pare che i soggetti del distretto siano in larga parte presenti da decenni sul territorio senza aver contribuito ad arricchire un rilancio determinante per il nuorese?
Come dicevo, è necessaria una regia, all'interno della quale il Comune non può che avere un ruolo guida. Più che alternativa al centralismo, rappresenta un tentativo di mettere davvero a sistema le eccellenze cui si accennata poc'anzi. Mettendo al bando i particolarismi e le piccole lotte di campanile che spesso fanno solo la fortuna, anche elettorale, di che fomenta.