Il processo per abuso d'ufficio: il sindaco ha risposto per quattro ore al pm Giangiacomo Pilia davanti al giudice Claudio Gatti
CAGLIARI. Lo stato del teatro prima di Massimo Zedda? Un disastro, secondo Massimo Zedda: «Crediti inesigibili per quasi cinque milioni, migliaia di euro versati nelle tasche dei dipendenti per futuri quanto immaginari miglioramenti contrattuali, biglietti omaggio per un milione e mezzo, debiti da pagare che risalivano a quattr’anni prima, ingiunzioni, fornitori che protestavano, elementi di illegalità diffusi, situazioni che per me erano reati...».
Quasi quattr’ore davanti al tribunale presieduto da Claudio Gatti ed ecco il sindaco-ex presidente della Fondazione imputato di due abusi d’ufficio che si libera a modo suo, con calma, a tratti sorridente, di tutta l’amarezza accumulata in due anni di procedimenti penali legati a una vicenda, quella del lirico, in cui il primo cittadino è convinto di aver svolto solo il ruolo del moralizzatore.
Nessun timore davanti alle domande martellanti del pm Giangiacomo Pilia, l’impressione è che Zedda - difeso da Giuseppe Macciotta e Fabio Pili - non vedesse l’ora di dire la sua davanti ai giudici: «Avevo pressioni da ogni parte per prendere quel sovrintendente o quall’altro, io volevo risanare il teatro indebitato dalle gestioni precedenti, Marcella Crivellenti l’avevo conosciuta nel 2009, prima respinse la proposta di fare la sovrintendente e infine accettò».
L’idea iniziale, ha spiegato Zedda, era di mettere sotto contratto Carlo Fontana, un gigante del management musicale: «Non venne, non voleva allontanarsi da casa». Lui forse sarebbe stato l’uomo giusto per mandare avanti un teatro che a detta del sindaco «tra mutui, costi fissi e spese correnti aveva 17 milioni su 21 già impegnati». Bisognava rimettere la barca a galla, serviva una persona seria e onesta, capace di spendere con oculatezza il denaro pubblico dopo gli sprechi del passato: «Ho lasciato per dieci giorni i 44 nomi dei candidati a disposizione dei consiglieri di amministrazione, nessuno ha espresso una volontà compiuta, c’erano invece molti sponsor a favore di Mauro Meli».
Ecco allora che spunta la candidatura della Crivellenti: «Mi dava garanzie, era fuori da partiti e sindacati. Peraltro il sottosegretario Salvo Nastasi premeva, mi diceva nomina chi vuoi basta che lo faccia in fretta». Il pm ha chiesto perché la scelta sia caduta su un nome fuori dalla manifestazione d’interesse: «Non c’era un nome che corrispondesse alla mia idea di sviluppo del teatro, volevo una persona indipendente». Ed è su questa determinazione espressa dal sindaco che è nato lo scontro all’origine del processo: «I consiglieri votarono tutti per la Crivellenti, poi arrivarono i ripensamenti». Zedda però andò avanti e sono cominciati i guai giudiziari: «Ho privilegiato l’interesse pubblico, volevo dire basta alle spese folli. Incontrai il premier Mario Monti, mi disse che il governo intendeva ridurre il numero della fondazioni liriche. Quella di Cagliari era in pericolo».
Così comincia la questua: «Riuscimmo a ottenere dieci milioni dalla Regione, poi con Marcella avviammo l’opera di ripulitura del bilancio». Pur di farlo quadrare, i sovrintendenti del passato mantenevano in vita crediti ormai perduti: «Lo facevano per evitare il commissariamento. Ricordo che erano stati messi in entrata 900 mila euro solo perché un quotidiano aveva registrato l’intenzione della Provincia di concederli». Debiti, rosso profondo, fino a quei due milioni e 350 mila euro di un Por mai arrivato e che oggi tutti sbandierano. Rintuzzato dal pm Pilia, il sindaco si è difeso: «Il dottor Pilia confonde i debiti del passato con quelli del presente, il bilancio Crivellenti si è chiuso in pareggio, sono stati gli esercizi precedenti a creare il debito patrimoniale. Un tempo veniva Lorin Maazel perché lo si pagava più di chiunque altro, ora non è più tempo».
Dieci minuti sul siluramento di Giorgio Baggiani dal cda: «Sapevo che su di lui
c’erano indagini per la gestione della scuola civica, ma non potevo dirlo. Poi, col rinvio a giudizio, ho deciso: vi pare che potevo mettere in una Fondazione da 21 milioni uno che non ha saputo gestire 700 mila euro?». Il 23 marzo l’esame di Claudio Fava e la discussione.