Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Martedì grasso senza sfilate Addio agli anni d'oro delle maschere e della ratantira

Fonte: L'Unione Sarda
9 febbraio 2016

CARNEVALE. Sottotono le manifestazioni organizzate quest'anno nei quartieri


Re Cancioffali non risorge dalle ceneri. Il ritmo della ratantira non basta a riportare in vita la tradizione, e il martedì grasso decisamente scarno proposto dal Comune (“Villaggio Carnevale al centro Crash” in via Brianza 10, dalle 16 alle 19), certo non aiuta. Paradossale considerando che anche le scuole sono chiuse. Gli anni d'oro sono ufficialmente archiviati. Del carnevale cagliaritano - quello vero - restano solo le zeppole esposte nelle vetrine dei bar. E poco. Pochissimo altro. Le manifestazioni nei quartieri organizzate dall'amministrazione sono sottotono. Come quelle degli anni scorsi. Solo gli studenti de Sa Domu sono riusciti a rinverdire i fasti d'un tempo. Col loro carnevale autofinanziato e autogestito. Festa di poche pretese, con sfilata partita da piazza Indipendenza e cadenzata dai tamburi. Un tentativo - andato a segno - di far battere il cuore ai nostalgici e strappare un sorriso ai più piccoli. Le nuove generazioni, che il carnevale accompagnato dal grido “Cambara, cambara e maccioni, pisci urrè, sparedda e mummungioni” non sanno neanche cosa sia. Ma il presente non regge il confronto.
LA STORIA «Il Carnevale? È morto con la Gioc», sentenzia Carlo Carta, 73 anni, stampacino. «Le ultime amministrazioni non hanno fatto niente per tutelare questa pagina di storia cittadina. Hanno pensato solo a Sant'Efisio, il risultato è sotto gli occhi di tutti: il carnevale non esiste più». La mente torna indietro, gli occhi si posano sul piazzale davanti alla chiesa di Santa Restituita. Si fermano davanti al portone di legno scuro. Chiuso a chiave. Lì, un tempo sede della Gioventù italiana operaia cattolica, nasceva il carnevale cagliaritano.
UNITI Nel lontano 1945, quando nonostante la città fosse distrutta dalla guerra, un gruppo di abitanti del quartiere pensò che per ricominciare a vivere si dovesse stare uniti. Fondarono la Gioc, che tra le varie attività riscoprì e organizzò la prima sfilata del dopoguerra. Riportando in vita maschere dimenticate, espressioni della cultura cittadina. Con il benestare della Curia ottenne la concessione della chiesa, sino al 2008 quando fu costretta a restituire lo spazio senza alcuna alternativa. Da lì il declino, e un destino annunciato. Risultato di quindici anni di politica - sia di sinistra che di destra - che senza pietà hanno maltrattato una festa sentita e capace di portare per strada migliaia di persone. Il resto sono rattoppi. Nulla a che vedere con le sfilate gloriose del passato. C'era una volta il carnevale del capoluogo. Che non era come quello di Viareggio o di Tempio. Ma era bello ugualmente.
Sara Marci