Il pm estromesso dall'indagine ha depositato una memoria difensiva di 14 pagine
Per conoscere le sorti dell'inchiesta-bis sul Teatro Lirico c'è ancora da attendere. Arriverà probabilmente la settimana prossima il verdetto del Procuratore aggiunto Gilberto Ganassi cui spetta decidere se il pubblico ministero Giangiacomo Pilia potrà continuare l'inchiesta che vede coinvolto, per abuso d'ufficio, il sindaco Massimo Zedda, come presidente della fondazione Teatro lirico, e l'ex Procuratore aggiunto Mario Marchetti, in qualitò di componente del consiglio di indirizzo del Lirico.
Il pm Pilia, estromesso dall'oramai ex Procuratore capo Mauro Mura alla vigilia di Capodanno, ha già presentato le sue controdeduzioni: in 14 pagine si difende dall'accusa di non aver svolto tutti gli accertamenti chiesti dal capo dell'ufficio. La dura critica al lavoro svolto dal pm titolare di due procedimenti giudiziari a carico del sindaco (il primo, già a dibattimento, riguarda la nomina a sovrintendente di Marcella Crivellenti) è contenuta in una dettagliata memoria difensiva di Marchetti.
Il magistrato in pensione il 23 dicembre scorso ha consegnato a Mura 130 pagine di bacchettate all'indirizzo di Pilia e dei suoi uomini, in particolare gli ufficiali di polizia giudiziaria e il consulente tecnico. Proprio davanti a queste memorie, il procuratore capo Mura, a pochi giorni dalla pensione, ha chiesto e ricevuto da Pilia gli undici faldoni che contengono tutti gli atti dell'indagine bis sul Lirico. Due giorni dopo Mura ha consegnato a Pilia un documento in cui lo informava di essere stato destituito dall'incarico. Ma il giudizio finale, ora che Mura è andato in pensione, spetta al facente funzioni Ganassi, peraltro in corsa per il posto di procuratore capo nella stessa Procura.
Al Palazzo di giustizia è periodo di interrogativi. Magistrati, avvocati, cancellieri si chiedono in che modo possa influire questa decisione su una possibile nomina di Ganassi a capo della Procura. Si vocifera di alleanze, schieramenti, voti a favore, voti contro ma nessuno commenta. Neanche una parola.
Veronica Nedrini