I commenti e le ipotesi dei magistrati cagliaritani sul futuro delle indagini
Appena prima di Natale in Procura scrosciavano applausi, schioccavano baci, tintinnavano bicchieri. Con la festa di commiato del Procuratore capo a pochi giorni dalla pensione, col senno di poi, si può dire che non si è conclusa soltanto la sua brillante carriera, ma forse addirittura un'epoca. Musi lunghi, sopracciglia aggrottate e aria pesante hanno rimpiazzato i sorrisi. Nell'augurare il buon anno ieri mattina l'effetto sarcasmo era assicurato. L'estromissione del pm Giangiacomo Pilia dall'inchiesta-bis sul Teatro lirico ha lasciato tutti sgomenti. Nessuno parla ufficialmente ma solo sotto promessa dell'anonimato: i modi con cui l'indagine è stata tolta non sono piaciuti proprio a nessuno.
«È come tirare il sasso e nascondere la mano», dice un pm, «non si può aspettare il giorno prima di andare in pensione per fare una cosa del genere». Tra i pochi avvocati che si aggirano per i corridoi il 5 gennaio c'è chi mai avrebbe immaginato, «ho letto tutto sul giornale», chi crede sia frutto di un equivoco, «un deficit di comunicazione tra le parti», e chi spera che «i problemi vengano risolti e l'indagine riassegnata allo stesso magistrato».
La solidarietà al pm Pilia è evidente, alla porta dell'ufficio suona sempre qualcuno nonostante il palazzo quasi deserto. Le stanze dei sostituti procuratori sono tutte sbarrate. Qualcuno è in ferie, altri al lavoro. Si respira preoccupazione per il futuro. Ancora non si conosce il nome del magistrato che dovrà succedere a Mura ma, sempre senza nomi e cognomi, c'è chi non la manda a dire: «Adesso la patata bollente spetta a Ganassi», ovvero il Procuratore aggiunto e anche uno dei candidati a ricoprire quel posto. Spetta a lui ora il compito di decidere, una volta ricevute le deduzioni del pm Pilia, se riassegnare l'indagine allo stesso pm o meno. Una decisione importante, che in tanti sperano «non diventi compromettente».
Veronica Nedrini