Rassegna Stampa

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L'idea c'è: restaurare l'anfiteatro di Cagliari,come l'Arena di Verona

Fonte: web Castedduonline.it
10 dicembre 2015

 


Dopo aver tolto la legnaia, l'anfiteatro di Cagliari potrà ospitare al massimo mille spettatori. Ma restaurandolo come è stato fatto per l'Arena di Verona, potrebbe nuovamente ospitare anche i grandi concerti. Perchè non investire su questo gioiello della storia?

Autore: Marcello Polastri il 09/12/2015 15:24

 


Riportare l'Anfiteatro romano di Cagliari al suo antico splendore. Come? Restaurandolo, ricostruendo le sue parti mancanti, ripulendo i sotterranei per aprilo al pubblico come si dovrebbe, con o senza i centurioni e le rappresentazioni storiche ad hoc. Mera utopia o una soluzione fattibile?

Nel dubbio, un progetto del genere, capace di coinvolgere le amministrazioni pubbliche tutte e le soprintendenze (archeologica e ai beni storico-artistici) ma anche architetti e urbanisti, segnerebbe una svolta nel campo turistico isolano.

Gioverebbe anche ai croceristi.

Facciamo un altro esempio. Conoscete il fatturato che il più celebre anfiteatro, quello Flavio, offre alla città di Roma?

Nel 2013 il Colosseo ha accolto ben 5 milioni di visitatori paganti. Gli importi lordi: € 39.657.672 nel 2013 ed  un notevole aumento di fatturato nel 2014, quando il monumento è stato visitato da più di sei milioni di persone. Si è confermato il sito più visitato in Italia (fonte in questo link). Segno che certi monumenti "tirano". Però bisogna lavorarci su. Creare movimento, farlo crescere e far cercare l'interesse collettivo.

Il Giubileo ora in fase di partenza, segnerà un  nuovo record per l'anno in corso. Si accettano scommesse.

Non sembri un'utopia dunque parlare del restauro e della ricostruzione per le parti mancanti di una simile opera, in salsa cagliaritana. Guarda caso gli anfiteatri ed il nostro in particolare, ha a che fare il Cristianesimo considerato il sangue dei martiri che impregnò le arene. Parrebbe (se venisse confermata la scoperta dell'archeologo Dadea, avvenuta poco prima del Giubileo del 2000), che un tal Januarius martire incontrò la morte nel nostro Anfiteatro. Chiamato poi "Centus Scalas". E allora perché non farne un centro legato anche al culto cristiano?

L'Arena di Verona, grazie ai sistematici restauri eseguiti fin dal 600, il Colosseo di Roma ed anche l'Anfiteatro romano tunisino di El Jem (Thysdrus in latino), sono stati ricostruiti, quasi tutti. E bravi i tunisini. Certe testimonianze del passato, opere bellissime e faraoniche, sono tesori da far fruttare. Rispettandoli e curandoli, anche con gli introiti dei biglietti.

Depredato, però, dai cavapietre, quello cagliaritano partorì le pietre che i vari dominatori (Pisani e Spagnoli per citarne due), strapparono alla cavea per dirottarle nella fabbrica delle mura medievali e non solo.  Ancora nel 1800, una miriade di lettere (prossimamente ne pubblicheremo qualcuna ), raggiunsero gli amministratori della città: ci fu chi li supplicò affinché mettessero fine all'estrazione scellerata della roccia per tramutarla in calce da costruzione. Povero anfiteatro. Lo sapeva bene lo Spano, il Cima, Crepi e La Marmora.

Ora è tempo di rimediare. Di metterci mano una volta per tutte, di sanare le sue ferite.

Di restaurarlo profondamente?

Magari riproducendo le sue parti mancanti con materiali idonei al contesto storico-archeologico e dunque ambientale del luogo: restauro e ricostruzione darebbero lustro e nuova linfa a questa preziosa testimonianza. Cagliari, non dimentichiamolo, ha la fortuna di possederla ma diciamolo chiaramente, non l'ha mai valorizzata a dovere, quest'opera formidabile. Simbolo di una svolta architettonica nel mondo antico e di inciviltà nella civiltà: i civili che assistevano e incitavano la morte in diretta.

Al di là dell'uso per i concerti e mai per la sua antichissima vocazione, che non è esclusivamente legata alle lotte tra animali (venationes), all'uccisione dei condannati con svariati tipi di esecuzioni (noxii) e i combattimenti tra gladiatori (munera), l'Anfiteatro ha vissuto una nuova epopea culturale.

Eppure è uno dei meglio conservati al mondo per le sue opere idrauliche scavate nella dura roccia, per un complesso di sotterranei che all'origine  conservare milioni di litri d'acqua. Pochi conoscono questi mondi paralleli al nostro vivere. Ed è un peccato. Una limitazione culturale per noi cittadini curiosi.

Oggi, dissoltosi l'eco degli ultimi combattimenti tra gladiatori, svanita l'acqua, l'Anfiteatro potrebbe convivere con le esigenze della città che lo ospita. E dovrebbe farlo brillare come un diamante.

Chi ha detto che non potrebbe rivivere una nuova epopea?

In effetti non è mai stato sfruttato bene, neanche dopo una vetrina pubblicitaria offerta dalla trasmissione televisiva Voyager di Roberto Giacobbo (a proposito, ma quanto sarà costata?).

IL PROGETTO di ricostruire alcune, se non tutte le parti mancanti del "Colosseo" Cagliaritano, con la sua peculiarità di possedere una parte incavata nella roccia ed una parte, ormai scomparsa, in muratura, creerebbe un indotto pazzesco al capoluogo della Sardegna.

Sia in termini di immagine, offrendo ai turisti e ai Sardi una valida attrattiva di visita, che in termini turistico-occupazionali.

RICOSTRUIAMOLO dunque, con materiali armonici e compatibili con il compendio ambientale e archeologico, rimettendo in piedi come per una rappresentazione teatrale duratura nel tempo, il suo grande frontespizio.

Era alto decine di metri, si dice che fosse dotato di colonne, e certamente sorgeva sul fondo della Vallata di Palabanda, in prossimità dell'attuale muro di divisione con l'Orto Botanico. Dove oggi è situata quella pessima discesa di cemento rinsecchito.

C'è di più. Buttar giù il muro dell'Orto Botanico significherebbe raccordarlo all'Anfiteatro, e valorizzando un cunicolo sotterraneo che da li sbuca nel giardino dell'ex Casa di Riposo, passando sotto la via Sant'Ignazio, significherebbe condurre i visitatori in un complesso di caverne notevoli, raccordate nel vecchio Orto dei frati cappuccini. Sorvolando anche sulla possibilità di includere in questo percorso unico, anche la Villa di Tigellio.

Anche l'Unesco si occuperebbe di Cagliari. Pensate che meraviglia: Anfiteatro e Tuvixeddu come biglietti da visita e porta della Sardegna archeologica?

Nel leggere in profondità com'è cambiato nei secoli l'antico Anfiteatro di Cagliari, significa capire com'è stato trattato. Tutt'altro che bene. Di sicuro si poteva fare di più. Molto di più.

LE NOVITA'. Di recente il Comune di Cagliari ha preannunciato un rimedio alla presenza della legnaia che, per lunghi anni, ha ricoperto il più antico teatro cagliaritano. La notizia è positiva.

Perché la legnaia verrà smontata e una volta riparati i segni lasciati dalle pesanti impalcature metalliche, visibili sulla roccia, il sole risplenderà sulle tracce di scavo realizzate duemila anni fa dagli antichi Romani.

In assenza dei gradini di legno, però, e dei cosiddetti "anelli" che accoglievano gli spettatori, l'Anfiteatro potrà contenere un numero di gran lunga inferiore di persone. Al massimo un migliaio, in occasione dei concerti.

Ma chi sarà il famoso artista che si esibirà nelle stagioni future e dinnanzi ad un pubblico così ridotto?

I CONCERTI. Big della musica come Battiato, Baglioni, De Gregori, Zucchero, ma anche gruppi musicali "esteri", si esibiranno in questo contesto? Così, tanto per ragionare, la scelta di ridurre i posti a sedere in un Anfiteatro che all'origine, poteva contenere circa 10 mila spettatori, significherà pensarla in modo limitativo, non trovate?

Da qui una piccola provocazione che Sardegna Sotterranea avanza. Chiedendo l'aiuto di quanti, appassionati di storia e cultura, vorranno offrire un contributo in termini culturali, un suggerimento da spedire a: sardegnasotterranea@gmail.com.

Perché quel che oggi vediamo dell'Anfiteatro di Cagliari, legnaia a parte, è un mero rifacimento datato, fatto con pietre e cemento. Osservandolo bene, il rifacimento, è un piccolo obbrobrio messo in atto nel lontano passato. Ciò accadde in un periodo nel quale - era il secondo dopoguerra - non esistevano tecniche raffinate di restauro. In assenza delle quali fu impiegato il grigio cemento con le pietre calcaree.

Altrove, anfiteatri semi-diroccati furono ricostruiti.

Dalle nostre parti, ancora no.