Rassegna Stampa

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Riforma enti locali, la maggioranza trova la quadra: ok alla legge

Fonte: web sardiniapost.it
9 dicembre 2015

 

L’accordo di massima c’è anche in maggioranza. Ora la riforma degli enti locali dovrà essere materialmente emendata e riscritta in alcune parti dopo la sintesi trovata prima nel tavolo tecnico con i sindaci e oggi pomeriggio nel vertice del centrosinistra convocato dal presidente Francesco Pigliaru. Passaggio ulteriore mercoledì mattina per la ratifica da parte di Anci e Cal nell’assemblea di Abbasanta, poi il testo approderà in Aula nel pomeriggio.

Lo schema condiviso tra governatore, assessori, capigruppo e consiglieri prevede la conferma dei 377 Comuni oggi censiti in Sardegna, l’introduzione delle Unioni dei Comuni, un’unica città metropolitana, quella di Cagliari, e la Regione. In questa prima fase restano le Province fino alla loro definitiva cancellazione sia nella Costituzione che nello Statuto sardo, ma già nel testo di riforma è prevista la nascita degli Ambiti stratetici per la pianificazione territoriale e le politiche di sviluppo. Per ora rimarranno contenitori vuoti ma entro sei mesi avranno una copertura costituzionale simile a quella delle Province.

Il percorso è ancora tutto da costruire dal basso e saranno gli stessi territori a decidere. In futuro ci saranno – ma non all’interno del testo di riforma – le città medie: la discussione su questo è ancora aperta e risentirà del dibattito aperto in ambito nazionale sulla proposta presentata dall’Anci.

“La maggioranza – spiega l’assessore Cristiano Erriu – condivide un assetto del sistema enti locali che garantisca un equilibrio istituzionale in tutta la Sardegna e che va in
direzione della semplificazione, assicurando un livello di efficienza e di efficacia nella gestione dei servizi locali, tenendo conto dell’evoluzione legislativa in atto anche in ambito nazionale per la gestione dell’area vasta”.

I Comuni sono il pilastro del nuovo schema e le Unioni dei Comuni nasceranno con una certa gradualità: potrebbe servire un triennio per organizzare i servizi. “Le Unioni – precisa Erriu – definiscono gli ambiti ottimali nella gestione dei servizi e avranno autonomia finanziaria, organizzativa a statutaria. L’ambito strategico consente, invece, ai territori di riconoscersi all’interno di una determinata area legata ad una scommessa di sviluppo”.