Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«La musica costruisce ponti E può far tornare la Pace»

Fonte: La Nuova Sardegna
3 dicembre 2015

 


Intervista a Noa domani all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari Con Gil Dor e Gavino Murgia apre la ventiquattresima edizione di Rocce Rosse
di Walter Porcedda
 

CAGLIARI. La pace in Palestina è il primo indispensabile passo, necessario per avviare un processo di convivenza nel Medio Oriente. Ne è fortemente convinta Noa, cantante di world music israeliana, protagonista domani, ore 21, all’Auditorium del Conservatorio del concerto inaugurale del ventiquattresimo festival Rocce Rosse Blues – che nei giorni prossimi tra Lanusei e Cagliari ospiterà star blues e pop come Paul Millns, Peaches Taten e Cristiano De Andrè. Sul palco anche l’inseparabile Gil Dor e il nostro sassofonista Gavino Murgia («lo conosco bene: è un grande!” esclama Noa). Sulla pace in quella parte tormentata del pianeta Noa ha idee chiarissime come sostenne l’estate scorsa in occasione dell’indimenticabile concerto tenuto a Sa domu e’ s’Orcu a Siddi.
«Credo nella Pace e penso che il dialogo è l’unica strada da percorrere. Dobbiamo riconoscerci l’uno con l’altro e apprendere a condividere». E ancora: «La Palestina deve essere uno Stato indipendente».
Parole forti che fanno il paio con un appello urgente. «Ognuno guardi dentro di sè, ascolti la propria coscienza per lanciare un appello ai potenti della Terra per fermare questa guerra. Bisogna fermarla da tutte le parti. In Siria e altrove».
E sull’escalation e i tragici fatti di Parigi, quegli assassinii in nome di una religione per l’artista sono come una bestemmia.
«Cos’era mai una volta nella storia se non che uccidere fosse meno del male peggiore? – si chiede Noa –Esiste davvero una qualche giustificazione per compiere un atto così orribile in nome di un Dio o di qualsiasi altra cosa? Certo che no. Non c’è mai stata e non ci sarà mai».
Prendendo come ispirazione il titolo del suo ultimo album “Love Medicine”, pensa realmente che la l’amore possa contribuire a salvare la Pace?
«Penso che la parole “amore” sia stata fortemente abusata durante i secoli. E’ stata presa fuori dal suo originale significato, levata dal suo bellissimo posto per essere costretta a coniugarsi, o meglio a diventare schiava di ogni sorta di potere e manipolazioni. Come la religione, il nazionalismo, la politica, il commercio del sesso, culti e ogni tipo di altri raggiri. L’amore, secondo la mia opinione, è semplicemente il sentimento di unità e solidarietà che una persona sente nei confronti di un’altra. E’ sentire che tu non sei la più importante persona al mondo, che il pronome “noi” ha più grande significato di quello “io”. E’ sentire, ancora, come la generosità superi gli egoismi e che il dare è la sua stessa ricompensa. Ebbene sì credo sia la sola e unica cosa che possa salvare questo mondo che soffre».
Un album, “Love Medicine”, musicalmente vario. Da dove nasce l’ispirazione?
«Questo disco mi è stato ispirato dalla gente, da tutti i tipi di persone che mi è capitato incontrare negli ultimi tempi. Ogni incontro ha emanato un nuovo raggio di luce nel più nascosto angolo del mio cuore e mi ha ispirato creativamente».
Può raccontare come compone la sua musica e scrive le sue canzoni?
«Non ho un metodo preciso. Sono una persona assai indaffarata e occupata, una madre che sta tirando su tre figli e lavora duro... Spesso l’ispirazione mi giunge nei modi più strani, mentre sono intenta a fare cose ordinarie e quotidiane, guidando l’auto o lavando i piatti, oppure preparando un’insalata. Trovo sempre che ciò sia allo stesso tempo bello e divertente. In Israele lavoro a casa, nel mio studio. Vivo vicino al mare e così mi capita spesso di camminare sulla spiaggia: questo mi aiuta a pensare e a far fluire l’energia. Naturalmente c’è anche Gil, il mio direttore musicale e collaboratore. La nostra partnership, penso sia davvero unica».
La vostra è una grande storia musicale che celebra proprio questo anno venticinque anni. Come iniziò?
«Frequentavo le sue lezioni alla Rimon School di Jazz e musica contemporanea in Israele. Rimasi subito affascinata da Gil. Abbiamo tanti interessi e gusti in comune: ci completiamo perfettamente. Io, creativamente, sono la più appassionata, spontanea ed esplosiva dei due, impaziente e carismatica... Gil ha invece una pazienza infinita e un grande bagaglio di conoscenza e pratica».
Da dove nasce la sua grande passione per la musica napoletana?
«Conosco le canzoni partenopee sin dalla mia infanzia, quando mia madre le ascoltava mentre cucinava. Crebbi a New York con altre famiglie di immigrati e nel mio quartiere abitavano molti napoletani. Poi la mia lunga collaborazione con il Solis quartet di Napoli mi ha fatto conoscere e amare altre canzoni. Ho scoperto un legame profondo tra questo ricco patrimonio e la mia storia e cultura ebrea».
Una forte relazione l’ha allacciata anche con la Sardegna. E’ stata grande amica di Andrea Parodi con il quale ha diviso molte volte la scena.
«Sono sempre stata affascinata dalla Sardegna. La vedo come un luogo selvaggio, misterioso e meraviglioso. Andrea ben rappresentava l’anima e la bellezza della vostra isola. Sono stata onorata di cantare con lui. La sua voce era di una rara bellezza come la sua personalità... così ricca

di energia creativa e passione».
Ma la musica può aiutare ad ottenere la Pace?
«Certamente. La musica è un eccelente costruttrice di ponti. I musicisti come i bambini vanno dritti all’essenza delle cose. Diritti alle emozioni più profonde che noi tutti abbiamo in comune.»