Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non si sfratti la carità»

Fonte: L'Unione Sarda
9 novembre 2015

MARINA. Affollato incontro convocato dai Marianelli: no alla svendita

 

Prove di dialogo per salvare l'asilo di via Baylle 

 

Proposte concrete, ancora no. Ma è già qualcosa che per la prima volta si sia manifestata la volontà di sedersi a ragionare insieme. Obiettivo: impedire che la sede dell'asilo Marina e Stampace, alla cui porta bisognosi di tutte le età e le nazionalità bussano da 150 anni, venga pignorata e messa in vendita e le cinque suore che ci vivono siano sfrattate.
Non è caduto nel vuoto l'appello lanciato dai Marianelli, associazione che raccoglie l'eredità dei picciocus de crobi , i bambini poveri della vecchia Cagliari che proprio in quell'asilo hanno trovato assistenza materiale e spirituale. Uno è Benito Mazzuzi, gioielliere e perito gemmologo per conto del tribunale: «I miracoli non sono solo le guarigioni inspiegabili. Io sono un miracolo: ero un bambino scalzo, ho girato il mondo. Devo tutto a suor Teresa Tambelli, che mi ha comprato il mio primo paio di scarpe, mi ha fatto lezioni personali di catechismo, mi ha permesso di studiare e iniziare a lavorare».
CHI C'ERA All'incontro “di preghiera e speranza”, come l'ha definito il portavoce Carlo Boi, hanno partecipato il cardinale Luigi de Magistris, il vescovo Arrigo Miglio, il parroco Marco Lai, la vicesindaca Luisa Anna Marras, la presidente della fondazione che gestisce l'asilo Marinella Salaris, la responsabile (“visitatrice”) delle suore vincenziane Rina Bua. Non c'era, invece, don Vincenzo Fois, rettore della chiesa di Sant'Agostino, che il rischio della vendita ha tentato di scongiurarlo a suo modo: prendendo a picconate il muro che separa la sua sagrestia dall'ex asilo, ma anche incaricando un avvocato di scrivere a Comune, fondazione e (sì) vescovo.
Presenti, eccome, i marianelli, decine di uomini e donne che hanno cantato con entusiasmo e ascoltato con attenzione suor Rita Columbano parlare del silenzio con cui la città ha accolto la notizia della possibile vendita dell'asilo; monsignor Miglio ripetere che questo è «un santuario della strada» e chiedere a Gesù due doni, unità e fantasia; il cardinal De Magistris raccontare che suor Giuseppina Nicoli è morta «fra le mani di mio padre, medico delle Figlie della carità».
IL PIGNORAMENTO La cappella, la stessa dove è sepolta la beata, non è bastata a contenere tutti: a portare fin sulla strada il dibattito c'erano tre altoparlanti vecchio stile. «Sono qui per ascoltare», ha detto al microfono la vicesindaca. Il Comune, in questa vicenda, entra di striscio: sì, gli amministratori della fondazione sono stati nominati dall'ex sindaco nel 2009 ma l'ente, tre anni fa, ha acquisito personalità giuridica di diritto privato. Alcune ex dipendenti, che reclamano stipendi non pagati per circa 230 mila euro, hanno fatto causa e le loro avvocate hanno scelto di rivalersi sull'unico patrimonio aggredibile : l'immobile. Alla cui porta i disperati bussano ogni giorno: «E a volte», ha confidato suor Rina Bua, «per non mandar via nessuno a mani vuote, le suore, che cucinano sempre più pietanze di quelle che mangeranno, saltano il pasto».
LA PRESIDENTE «La città deve dire se vuole che un posto come questo, dove si esercita la carità, continui a esistere», ha detto Marinella Salaris, che di quella fondazione è presidente. Più tardi, al cronista, ha spiegato che l'asilo ha chiuso perché sul mercato, da solo, non poteva stare: «Questo quartiere non può permettersi le rette che dovremmo far pagare. La manutenzione dell'edificio comporta sforzi notevoli. Poi c'è il costo del lavoro: fino al 2009, qui, lavoravano insegnanti religiose; a quelle assunte dopo abbiamo dovuto applicare il contratto nazionale, oneroso. Aggiungiamo i tagli ai contributi: in 10 anni, in Sardegna, le scuole per l'infanzia paritarie sono passate da 315 a 252. Siamo una delle sessanta che hanno dovuto chiudere». Se si vuol salvare il «santuario della strada», insomma, servono sovvenzioni: magari da parte di istituzioni che, come i presbiti, vedono bene le povertà lontane e non quelle della porta accanto. Intanto, però, per un contributo di 50 mila euro dalla Provincia alla fondazione, Salaris è indagata: l'accusa è di peculato, la stessa al centro di un'altra indagine che ha portato al sequestro, da parte della Finanza, dei documenti contabili.
IL TAVOLO «Sediamoci tutti attorno a un tavolo e cominciamo a dialogare», propone don Marco Lai. E chissà che i buoi non siano ancora scappati dal recinto.
Marco Noce