Rassegna Stampa

web cagliaripad.it

Riforma Enti Locali, dopo il Nord Sardegna, le rivendicazioni del Sulcis

Fonte: web cagliaripad.it
4 novembre 2015

 

 


Ansa News


 

Il Nord Sardegna rilancia l'area metropolitana attraverso "una proposta che serva alla Sardegna e che non sia umiliante per nessun territorio". I sindaci del Sassarese e della Gallura, riuniti a Oschiri, sollecitano funzioni istituzionali "più forti" di quelle assegnate alle sole unioni comunali, con l'affermazione del principio di una "perfetta simmetria" tra Nord, Centro e Sud dell'Isola. Nel frattempo, però, si levano voci anche da altri territori: è il caso del Sulcis.
"Il Sulcis-Iglesiente non intende diventare il versante suburbano delle nuove metropoli - dice il consigliere regionale di Fi Ignazio Locci -. Nessuno si sogni di relegare il nostro territorio a ruolo marginale, destinato a guardare in silenzio mentre Cagliari e dintorni accrescono competenze e risorse".
"Facciamo una proposta che sappia parlare all'intera Sardegna. Il Nord dell'Isola deve dare indicazione di una unità che non sia sicuramente una riedizione delle Province ma un sistema moderno di governance territoriale di area vasta che unisce aree urbane e rurali - osserva il sindaco di Sassari, Nicola Sanna - la questione è di tipo funzionale. Occorre operare una ridefinizione degli ambiti territoriali adeguati e omogenei che interessino il sistema dei Comuni, entro i quali realizzare processi di riorganizzazione territoriale per rafforzare la rappresentanze dei territori più ampi delle sole Unioni comunali. Dobbiamo dare strumenti che esaltino la capacità di programmazione e progettazione dello sviluppo economico per migliorare l'efficienza dell'offerta dei servizi ai cittadini e alle imprese. In Sardegna le funzioni metropolitane possono essere svolte indipendentemente da un limite dimensionale demografico".
Mentre Locci pretende "che all'ex provincia di Carbonia-Iglesias venga riservato il ruolo di guida e controllo della nascitura provincia del Sud Sardegna, stabilendo una città capoluogo del territorio (Carbonia o Iglesias) che si affianchi a un'altrettanta città del Medio Campidano", l'ex sindaco di Alghero e consigliere regionale Fi, Marco Tedde, vede nella "chiusura del presidente della Regione al dialogo con i territori e con l'opposizione, un solo elemento di novità: questa controriforma è diventata una sorta di party esclusivo, con presidente e Pd chiusi nel privé mentre perfino gli alleati minori vengono tenuti alla porta da robusti buttafuori". Il riferimento è sull'incontro di oggi fra la Giunta e il gruppo Dem in Consiglio regionale, fissato per le ore 17.

"Il dibattito politico sulla riforma degli enti locali ripropone il vecchio, e francamente noioso, scontro Cagliari-Sassari. Ma questo triste teatrino nasconde il disfacimento vero di altre realtà territoriali e sociali. Prima fra tutte il Medio Campidano", ne è convinto Gianni Lampis, consigliere regionale di Fratelli d'Italia-An, che denuncia "lo scontro continuo, tutto interno al centrosinistra sardo, dove Giunta, Consiglio e rappresentanti degli Enti locali inscenano uno spettacolo desolante e vergognoso".
Secondo l'esponente del movimento di Giorgia Meloni, dietro la battaglia in commissione Autonomia - che si riunirà nuovamente domani per proseguire nella discussione sul testo di riforma - "si nasconde la confusione e il vuoto che contraddistingue l'ennesima proposta di riforma della Giunta Pigliaru. In particolare il Medio Campidano, assieme ai suoi Comuni, viene ignorato ed è destinato a essere smembrato o sballottato, di bozza in bozza, in questa o quella Provincia - attacca -. Diventa così nuovamente periferia, nel senso più negativo del termine. Le conseguenze della riforma saranno lo scippo di servizi, meno visibilità turistica e culturale e una generale perdita dell'identità per un'importante realtà sarda".
Secondo Salvatore Deidda, coordinatore regionale di Fdi, "nella riforma proposta si dimenticano anche altre realtà isolane, come l'Ogliastra, la Gallura il Sulcis e soprattutto il nuorese con le sue zone montane - spiega -. Mentre nel resto d'Italia, ad esempio in Piemonte, si valorizzano le particolarità e le specialità dei comuni di montagna, riconoscendo loro maggiori competenze, vantaggi fiscali e attuando interventi per evitare lo spopolamento, il centrosinistra sardo si impantana in una guerra di campanile, priva di una più ampia visione strategica e di sviluppo per l'intera Isola".