Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Corpi in vendita nei marciapiedi

Fonte: L'Unione Sarda
9 ottobre 2015

 

 

Il corpo in vendita per ingrassare i magnati della prostituzione. Loro, le giovani, schiave di imbattibili organizzazioni criminali sempre più ricche, ogni giorno, h24 , affollano i marciapiedi delle strade cagliaritane del sesso. Zone assegnate con cura, con una regola non scritta: vietato sconfinare. «Altrimenti succede come cinque anni fa. Una rissa gigantesca. Alcune nostre connazionali erano venute armate di spranghe per cacciarci. Abbiamo resistito e vinto noi», dice con una bella risata Georgiana, 30 anni rumena.


BLITZ ANTIPROSTITUZIONE In via Simeto, con lei, c'è Irina, sei anni più giovane. I carabinieri della compagnia di Cagliari le controllano durante un'operazione antiprostituzione. «Ci siamo solo noi due. Un'altra è al lavoro con un cliente. La quarta è a casa: non sta bene», dice Georgiana. È la più anziana del gruppo: «Sono qui da nove, forse dieci anni. Oramai conosciamo bene chi viene con noi: sono sempre gli stessi. Hanno quasi tutti più di cinquant'anni». Anche l'amica Irina non si scompone davanti ai militari in borghese. Consegna il documento con una battuta. «Finalmente dei giovani belli e alti». Loro, i quattro militari del nucleo operativo, comandati dal capitano Eugenio Fatone e coordinati sul posto dal tenente Marcello Pezzi, sorridono e vanno avanti con il lavoro. Qualche minuto («Non abbiamo protettori. Siamo per conto nostro e viviamo insieme in viale Trieste», spiegano cercando di essere convincenti e credibili senza riuscirci) e possono tornare al loro posto.


LA FOLLE FUGA Le pattuglie (nel servizio predisposto dal comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Salvatore Cagnazzo, sono coinvolti anche i militari delle stazioni di Pirri, San Bartolomeo e Stampace) cambiano zona. L'auto di servizio, seguita da quella “civetta”, arriva nel piazzale davanti al cimitero di San Michele. In via Puglia si notano tre giovanissime nigeriane. Provano a nascondersi nella penombra. Quando capiscono di essere state notate, due rimangono impietrite. Una fugge. Sembra una gazzella. Tre carabinieri le sono dietro, mentre un'auto le blocca la strada. Lei si arrende, non tanto allo scatto dei militari, ma a una brutta distorsione alla caviglia. Dolorante viene fatta accomodare nella “gazzella”. Le due connazionali, anche loro nigeriane di vent'anni, parlano al telefono cellulare. Capiscono di essere nei guai. Non vogliono salire nell'auto dei carabinieri, ma alla fine si devono arrendere. Le tre giovanissime lucciole vengono accompagnate in caserma. Due risulteranno poi irregolari: espulse dal territorio nazionale, verranno accompagnate nel loro Paese.


IN AUTO CON UN UOMO Il mercato del sesso a Cagliari, da tempo, ha riconquistato terreno verso il centro. In viale Trieste sono nella loro postazione tre giovani rumene. La serata di lavoro, per una, finisce alle 22. «Non ho il documento», ammette. Qualcuno degli investigatori la riconosce, avendola fermata in un altro servizio: «Sei tornata a Cagliari alla fine?», le chiede. «Sono qui da tre settimane. Mancavo da un anno e mezzo», risponde. Una maresciallo donna la fa salire in auto. Direzione caserma di via Nuoro per essere identificata. Finisce nei guai anche il giovane rumeno che si trovava con lei, in auto nel piazzale di via Trento. Senza patente di guida viene perquisito. La sua vettura sequestrata. Lui, un omone, sembra una tigre in gabbia: vorrebbe reagire, scappare. Mantiene la calma anche quando il carro attrezzi porta via la vecchia e scassata utilitaria rossa. Un cliente? Il “protettore”? Un amico della prostituta? Domande senza risposta. Lei, la giovane rumena, non dice nulla. Il silenzio, forse, della paura. Le altre due connazionali di viale Trieste (una ha la postazione quasi in via Roma) sono in regola.


LA CRISI In via Santa Gilla, la voce dei fastidiosi controlli dei carabinieri gira rapidamente. Qualche ragazza preferisce afferrare la borsetta e prendersi una pausa per qualche ora. Due rumene restano al loro posto. «Documenti, grazie». La richiesta dei carabinieri cade nel vuoto. «Non li abbiamo». Chiacchierano un po'. Serve l'auto di servizio per portare le due ragazze in caserma. Quando arriva la “gazzella”, i militari in borghese possono proseguire i controlli. Di fronte a via Tevere ecco altre tre giovani. «Ci mancate solo voi. Non basta la crisi», sbotta una rumena. Alterna parole in sardo con frasi in dialetto romanesco. «Sono qui da tre ore. Ancora nessun cliente. Se guadagno bene? Non diciamo fesserie». È la più loquace delle tre. L'amica sorride e ogni tanto interviene mentre i carabinieri controllano i documenti. La terza è silenziosa. «Ho vent'anni»: questa l'unica frase che esce dalla sua bocca. Occhi tristi, non riesce a mascherare il dolore, il dispiacere e forse la vergogna di essere lì, in strada. I militari restituiscono i documenti. Le tre tornano al loro posto. «Se volete vi faccio uno sconto», dice la rumena con accento romano. «C'è poco movimento. Se ho paura? Riconosco le persone che potrebbero essere pericolose. Trovo una scusa e non vado. Un giorno però mi hanno rubato la borsetta proprio qui. Sono stati dei ragazzi di colore. Due giovani sardi mi hanno aiutata». Lei, la più timida, nel dirigersi verso il marciapiede, guarda indietro. Chissà, forse una silenziosa richiesta d'aiuto.


COLPA DEL CALCIO Il servizio prosegue in via Po. Due lucciole sono sedute. Una lascia poco spazio all'immaginazione. L'altra ha il giubbotto: «Ho freddo». Anche loro sono in regola. «Lavoriamo poco», spiega Caecilia, 28 anni. «Girano pochi soldi. Ma è colpa anche del calcio. Gli uomini oramai restano in casa quasi tutta la settimana fino alle 23 per vedere le partite di pallone. Da ragazzina amavo il calcio. Ora gli uomini me lo stanno facendo odiare». Il servizio si conclude con una ventina di ragazze identificate. Sei quelle portate in caserma perché senza documento. Tre verranno espulse. Le altre resteranno “schiave”: continueranno così ad arricchire le organizzazioni criminali che a Cagliari gestiscono il mercato del sesso.
Matteo Vercelli