Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non vogliamo essere sardi di serie B, ora serve una svolta»

Fonte: L'Unione Sarda
6 ottobre 2015

 

 

Tutti vogliono tutto, o quasi. Si litiga, non si vuole lavorare assieme, si crepa di invidia se il vicino ha un euro in più. E dei cagliaritani? Si sa, meglio non parlarne. Il segreto sarebbe quello di andare d'amore e d'accordo, il «mutuo soccorso», come dice l'assessore al bilancio Raffaele Paci. Che spiega qual è la strategia per non fare sardi di serie A e sardi di serie B. «Neppure nella grande città tutti hanno le poste sotto casa, non ci trovo nulla di scandaloso se per avere un servizio devo fare qualche chilometro». Primo punto. «Il capoluogo dell'Isola, l'area urbana, ha dinamiche che necessariamente devono svolgersi al suo interno, ma queste non sono soltanto per i suoi residenti, sono per tutti, un'opportunità per la Sardegna intera. Accanto ci sono le zone interne, o “periferiche”, quelle dove lo spopolamento non dipende comunque da una pluriclasse in meno o da una corsa Arst semivuota in più». Ecco, il secondo punto. «Dobbiamo creare opportunità di lavoro dalle conoscenze e dalla ricchezza di questi territori, puntando su agroalimentare, ambiente, attrazioni culturali, innovazione tecnologica. Si può fare, e sono convinto che gli 8 milioni di euro di fondi nazionali ed europei per l'Alta Marmilla, scelta per la sperimentazione della strategia nazionale per le aree interne, siano una chance importante». Nonostante il ritardo, «il progetto sta andando avanti come quello per il Gennargentu», conclude Paci.
Ma i sindaci hanno più di un dubbio. «Io vedo un Governo centrale che non fa che tagliare», sottolinea Eugenio Lai, primo cittadino di Escolca e consigliere regionale di Sel. «La Regione qualcosa fa per le zone interne, ma le spinte centralistiche sono molto forti. Si parla di rivedere i criteri di ripartizione del Fondo unico, l'unica entrata vera per una piccola amministrazione, di incrementare la quota divisa in base alla popolazione. O ancora: il voto ponderato nella Riforma degli enti locali. Non va bene. Siamo in democrazia, uno vale uno. Il Sarcidano e la Barbagia di Seulo che hanno 15 mila abitanti non possono valere meno di Monserrato».
Giuseppe Meloni, sindaco di Loiri Porto San Paolo e consigliere Pd, avverte: «Abbiamo l'occasione di fare una Riforma nuova, invece stiamo ritornando al passato. Aboliamo le province, diamo corpo alle Unioni dei Comuni, creiamo sviluppo nelle zone interne, facciamo progetti e blocchiamo lo spopolamento, le zone costiere non sono più in grado di reggere il peso economico di chi si trasferisce».
Marco Tedde (Forza Italia) è convinto che ci sia «un sassarimarginalismo». Cioè: «nel momento in cui si stanno facendo scelte epocali i sassaresi non riescono a incidere. Cagliari è già considerata una città metropolitana e non lo è, stiamo prendendo in giro tutti i sardi».
Piero Comandini, consigliere Pd, è tranciante: «Che Cagliari sia la capitale della Sardegna è un dato di fatto, che piaccia o no. Questa faccenda del “cagliaricentrismo” è una battaglia di retroguardia, si riferisce a un passato che non esiste più. Questa Giunta e questo Consiglio regionale stanno dimostrando molta attenzione alle zone interne, basta guardare il piano delle opere pubbliche e gli interventi per i distretti industriali di Sassari, Nuoro e Ogliastra».
Cristina Cossu