Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I musei dimenticati

Fonte: L'Unione Sarda
5 ottobre 2015

Quando squali e coccodrilli predavano a Is Mirrionis e Piazza D'Armi

 

Tra i preziosi gioielli di Paleontologia e Zoologia 

 

Dai venti a un milione e mezzo di anni fa il Carcarocles megalodon , ovvero l'immenso pescecane lungo fino a diciotto metri, antenato dell'attuale squalo bianco, nuotava a Is Mirrionis. Ma anche in piazza d'Armi, in piazza Yenne, dove allora c'era l'acqua, il mare. È lì che predava anche il Tomistoma calaritanum , il coccodrillo. Storia naturale, suggestiva e affascinante, scritta attraverso i preziosi reperti che la città custodisce gelosamente nelle teche universitarie del dipartimento di Scienze della terra di via Trentino, nel museo di Paleontologia che divide gli spazi ristretti con le più importanti collezioni d'Europa di rocce e minerali.
I REPERTI Denti di diciotto, venti centimetri, affilati e seghettati dello squalo estinto. Il cranio fossile d'alligatore d'altri tempi che i bombardamenti della seconda guerra mondiale ferirono gravemente scaraventandolo al suolo dal suo espositore. E poi i crani della scimmia Macaca majori , risalente anche questi al Pleistocene, rinvenuti a Fluminimaggiore e Capo Figari. Sono solo alcuni dei 20 mila reperti del museo che oggi riesce a esporne soltanto quattro-cinquecento.
GLI SPAZI Un tesoro sconosciuto ai più, esposto solo in minima parte e in gran parte sacrificato nei corridoi, ancora di più nelle cassettiere, negli scantinati.
LE VICENDE La città capitale della cultura si è dimenticata di quei gioielli che uomini di scienza, in testa Domenico Lovisato o anche Leonardo de Prunner (per i minerali) e Alberto Della Marmora, avevano voluto con forza “regalare” a Cagliari, al pari delle donazioni che nei primi dell'Ottocento il vicerè della Sardegna, Carlo Felice di Savoia, fece alla Regia Università. Era il 1806. Quarantacinque anni dopo il museo di storia naturale e quello archeologico si dividono.
L'EVOLUZIONE «Nel 1948 - ricorda con vena polemica Paola Pittau, docente di Scienze chimiche e geologiche - con la finanziaria del regio decreto venne istituita la figura stabile del direttore di museo di zoologia e mineralogia, oggi questi musei vengono fondamentalmente dimenticati, affidati all'impegno volontario di docenti e tecnici».
Così i reperti restano un mistero per la maggioranza dei cagliaritani. Considerazione amara, per Pittau. «Cagliari si promuove come città della cultura e noi non siamo neppure stati coinvolti per fornire idee», taglia corto la docente che rivendica spazi adeguati e dignitosi per rocce, fossili, ossi d'animali che potrebbero contribuire a «portar via dai centri commerciali i nostri giovani e restituire dignità alle importantissime collezioni».
Sono circa tremila visitatori che ogni anno visitano il museo del Dipartimento. «Ben milletrecento solo per Monumenti aperti», racconta Laura Impagliazzo, responsabile delle visite guidate. Numeri riproposti anche a Ponte Vittorio, nel museo di zoologia del Dipartimento di Biologia animale. Collezioni rare, anche qui, e una storia vecchia di 200 anni.
LE PROPRIETÀ «I reperti più antichi facevano parte del Gabinetto di Storia naturale di Lodovico Baille», ricorda il curatore del museo, Mauro Argiolas. «Abbiamo una delle più importanti collezioni di ornitologia composta da circa 800 uccelli e tra questi la colomba migratrice di cui esistono al mondo soltanto sette reperti». Diverse generazioni di studenti di biologia e scienze naturali hanno imparato la classificazione gettando l'occhio nelle teche stracariche di volatili. Non solo. È qui che si può vedere il cranio enorme di una balenottera, il cui scheletro attende ancora di essere montato per essere esposto al fianco dell'elefante nano o dello squalo mako, lo squalo grigio, le cernie, i dentici e la foca monaca.
Oggetti ammirati dalle scolaresche che visitano l'impianto di Ponte Vittorio e restano ammutolite davanti al viso d'uomo conservato in formalina di cui la storia ha perso le tracce: un frate, un galeotto, chissà chi altro.
Andrea Piras

Le collezioni universitarie
in un unico polo espositivo

 

Stesse conclusioni, stessa amarezza. Ma anche gli stessi desideri: poter disporre di spazi adeguati per far rinascere i musei universitari, le preziosissime collezioni dell'Ottocento donate dal vicerè di Sardegna Carlo Felice e arricchite da Alberto Della Marmora, Domenico Lovisato, Gaetano Cara. Tesori che ancora prima restano legati a nomi del calibro di Lodovico Baille e Leonardo de Prunner.
Musei magnifici e musei maltrattati. Nel senso che pochi fondi vengono destinati ogni anno per la loro cura e gestione, nessuna attenzione per la loro rinascita necessaria.
«Cinquemila euro l'anno». A tanto ammontano i fondi - lo dice la professoressa Paola Pittau - per i musei di mineralogia e paleontologia. «I musei universitari devono restare aperti, sono un patrimonio per Cagliari che allora sì può davvero fregiarsi del titolo di capitale della cultura. E devono restare in città, non certo finire, come è stato già proposto, alla cittadella di Monserrato». Perché è nel cuore vecchio di Cagliari che i turisti e gli stessi cagliaritani devono visitarli, scoprirli. Buoncammino, clinica Macciotta, San Giovanni di Dio, Palazzo delle Scienze. Lo smantellamento è cominciato. «Perché non pensare al Palazzo delle Scienze come la casa di tutti i musei universitari?», è il messaggio di Paola Pittau a Università e sindaco. (a. pi.)