Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Più di mezza Sardegna non ha piani d'intervento

Fonte: L'Unione Sarda
30 settembre 2015

Sotto accusa 198 Comuni: mancano i sistemi di prevenzione

 

Capita che all'allerta meteo segua il diluvio. Ma in Sardegna 198 comuni su 377 non hanno un piano per affrontare l'emergenza. E molti di quelli che l'hanno adottato potrebbero non essere in grado di metterlo in pratica: alcuni sono operativi solo sulla carta, o non aggiornati. Quindi inutili. Il report sulla disastrosa situazione della prevenzione in caso di calamità naturali è fornito dalla Protezione civile regionale, che monitora lo “Stato dell'arte della pianificazione comunale”. I dati, aggiornati ad agosto, dicono che alluvioni e morti non sono serviti da lezione: solo 178 sindaci, nemmeno la metà del totale dell'Isola, hanno stilato un “Piano idrogeologico definitivo”. Uno si è limitato a una programmazione “speditiva”, quindi molto generica. Fin qui i numeri riferiti ai pericoli dell'acqua. Va un po' meglio se si parla di fuoco: 259 comuni sanno come comportarsi in caso d'incendio. Restano comunque troppi i 118 che non si sono presi la briga di approvare alcun piano per gestire le situazioni difficili in caso di roghi.
I CONTENUTI “Una buona organizzazione operativa, strutturata in ragione di criteri di pronta disponibilità di uomini e mezzi da porre in campo in caso di emergenza, è da considerarsi l'unico ed irrinunciabile rimedio ad una situazione calamitosa o catastrofica”, scrive la Protezione civile nelle sue direttive nazionali rivolte ai comuni, “per gestire al meglio i soccorsi e per accelerare al massimo il ritorno alle normali condizioni di vita dei cittadini”. I piani dei tecnici dei municipi dovrebbero essere approvati dai consigli comunali: dovrebbero contenere i numeri di telefono dei referenti delle zone in cui viene suddiviso il territorio, l'indicazione delle aree di raccolta (che in genere sono campi o palazzetti), l'individuazione dei responsabili dei settori. Insomma: in caso di pericolo la gente dovrebbe sapere come e a chi rivolgersi. E se anche con la pianificazione è impossibile avere la certezza di sventare le tragedie, è certo che in assenza di ogni programma al caos si aggiungerà la disorganizzazione.
OBBLIGO DI LEGGE L'adozione dei piani è imposta dalla legge, la numero 100 del 2012, che stabiliva: “Ciascun Comune approvi, con deliberazione consiliare, il piano di emergenza, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del dipartimento nazionale della Protezione civile e delle giunte regionali”. La norma imponeva anche un termine perentorio per l'approvazione. Era il 12 ottobre di tre anni fa. A dicembre del 2014 i comuni in regola, sull'Isola, erano appena 162. Il direttore generale della Protezione civile sarda, Graziano Nudda, spiegava così la situazione: «È stato previsto un obbligo di predisposizione dei piani ma non la sanzione in caso di inadempimento. Comunque molti comuni hanno provveduto ma non ci hanno ancora spedito i documenti».
I NUMERI Da allora qualcosa si è mosso. Ma poco. Solo 18 sindaci in più hanno caricato i documenti sulla piattaforma web ZeroGis: utile anche agli uffici centrali, che sanno come intervenire e con chi interfacciarsi nelle aree colpite dalla calamità. I sindaci più virtuosi sono quelli del Sassarese: 52 comuni su 67 hanno un piano idrogeologico definitivo. In provincia di Cagliari sono in regola 37 su 71, 10 su 23 nel territorio di Carbonia-Iglesias, 13 su 28 nel Medio Campidano, 15 su 52 nel Nuorese, 10 su 23 in Ogliastra, 28 su 88 nell'Oristanese, 13 su 26 in Gallura. La settimana scorsa l'assessore regionale all'Ambiente, Donatella Spano, ha annunciato: «Entrerà in vigore a dicembre e sarà aggiornato ogni sei anni il primo piano di gestione del rischio alluvioni della Sardegna». Aggiungendo che «per la prima volta viene concretamente valutato il rischio, radiografato l'intero territorio regionale e vengono fornite alle amministrazioni le informazioni e gli strumenti per intervenire». Ora devono muoversi i Comuni.
Enrico Fresu