Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Capitale Europea 2019 In viaggio La rivincita di Matera

Fonte: L'Unione Sarda
28 settembre 2015

 

e della cultura 

C hi ha detto che i sassi hanno un solo colore? Il grigio inalterabile anche sotto un cielo di lacca azzurra? A chi li sa guardare quelli di Matera hanno il colore dei suoi antichi ospiti, della loro miseria e del dolore, e le sfumature dell'abbandono e del ritorno. Un eterno presente. A patto che l'orecchio colga il mormorio del passato e accompagni l'occhio stupito di chi fruga, si affaccia, si attarda, svolta, sale e scende, e poi risale e ridiscende da un'altra parte, e percorre sentieri che riportano a una vicenda millenaria fin giù, fino a conoscere sé stessi. Di quando eravamo non solo figli di un'Italia minore ma fratelli di una storia del mondo tra Aleppo e Damasco, Petra e la Cappadocia.
Matera è questa città, col suo cuore di carne rocciosa dai cento volti, protesa con mille pertugi verso vie impervie e ripide scalinate, finestre che si aprono l'una sull'altra sopra porte che chiudono le grotte. Dove le iperboli del bello hanno poco senso. Luogo emozionante, affascinante, straordinario, forse, ma non bello se l'aggettivo raccoglie le generiche percezioni di chi brucia l'occasione di un sapiente guardare e lo rattrappisce in quell'unico termine.
Matera ha l'eco lunga e malinconica di una musica d'altri tempi sopra i gusci sassosi, ora aguzzi ora arrotondati, su cui camminare o riposare se si è stanchi. È la lenta assunzione di un Corpus Christi, il viaggio alle origini, la catabasi, il come eravamo prima del salto in altra e altra civiltà ancora. Un impareggiabile Ecce homo.
L'appuntamento è a piazza Vittorio Veneto, nella città moderna del Piano dove c'è subito l'affaccio sugli Ipogei. Quindi la sosta sul Belvedere Luigi Guerricchio con vista sull'imbuto dei Sassi, sorvegliati dalla Cattedrale della Civita, il primo nucleo abitato. A sud il Sasso Caveoso, a ovest il Sasso Barisano, due conche di grotte naturali, scavate dentro, a volte chiuse con lo stesso materiale di scavo o allungate con muri per farne una casa vera. Tremila grotte naturali e artificiali. Dal 1993 la Pompei della civiltà contadina è Patrimonio mondiale dell'Umanità, nel 2019 sarà Capitale Europea della Cultura.
Il Sasso Caveoso è un costone reticente: il più autentico fra i due, volto alle grotte del paleolitico. Dal basso è un sipario compatto su cui, a malapena, si aprono allo sguardo rughe di roccia, un tempo abitata, e rade pennellate di licheni rugginosi, frammisti a ciuffi di verde gentile. Via via la Casa Grotta del Casalnuovo e l'organizzazione della vita contadina, la Casa Grotta di Vico Solitario, il Grottone Naturale, la chiesa rupestre di San Pietro in Monterrone e, vicino, la straordinaria Santa Maria di Idris e la chiesa di San Pietro Caveoso sulla piazza omonima.
Percorrendo via Madonna delle Virtù si raggiunge il Sasso Barisano, quasi totalmente ristrutturato: il recupero dei Sassi è cominciato proprio qui. E qui ancora chiese importanti: la Chiesa di San Pietro Barisano, quella di Sant'Agostino, la chiesa Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci: un complesso monastico costituito da decine di grotte che si distendono su due piani.
Dall'alto lo sguardo precipita sulla Gravina, l'incisione carsica che si estende per otto chilometri tra i Sassi e il Parco della Murgia. Tanti i percorsi per esplorarla o costeggiarla, o per inerpicarsi sulle pareti più o meno ripide dove si affacciano le grotte, le 150 chiese rupestri, gli affreschi bizantini e i villaggi risalenti all'età del ferro. Un contesto selvaggio che rimanda alla genesi dell'uomo. Dal neolitico con "i villaggi trincerati" al medioevo delle comunità orientali monastiche, al '400 e '500 e, via via, fino all'800, con i monumenti le chiese e i palazzi, la storia ha fatto a Matera le sue prove più temerarie, conciliando un'eclettica e temeraria educazione al gusto.
Nel secondo dopoguerra le condizioni igienico sanitarie rendono quei luoghi vergogna nazionale perciò, al rientro da Matera, nel 1950, l'allora presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, costituisce un comitato interministeriale. Intanto una commissione di undici studiosi propone di avviare gli studi sull'agro e la città, e il sociologo Francesco Friedmann insiste sulla necessità della loro salvaguardia. Dal 1952 iniziano le operazioni di trasferimento verso i nuovi quartieri mentre si leva il grido dolente di chi abbandona il vicinato , l'avvinghiato vivere comunitario, la sola ricchezza tra tanta miseria. Solo nell'86, con la legge 771, si decide “la conservazione e il recupero architettonico ambientale” delle case-grotta.
L'oltremondo materano, privo di consolatori Campi Elisi, e il ricordo dei tanti aggrappati a un brandello di roccia per sopravvivere ispirano nuove allegorie a cinema e letteratura. “Cristo si è fermato a Eboli”, dicono gli abitanti lucani con Carlo Levi, ma Cristo arriva con le immagini filmiche. Ormai privi di vita, i Sassi sono spazi fuori dalla storia, luoghi metafisici consacrati da Pasolini nel “Vangelo secondo Matteo”, con la celebrazione di una umanità rigorosa, oltre i confini dell'umano. Immersi nel presente, essi testimoniano la dura prova del vivere, nell'attesa del riscatto, del miracolo del restauro definitivo. Da vergogna nazionale a palcoscenico di cultura, difendono il grigio inalterabile sotto cieli ora di azzurro lacca ora grevi di pioggia.
Angela Guiso