Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Chiese, chiostri e conventi: difficile e costoso tutelare il patrimonio architettonico

Fonte: L'Unione Sarda
15 settembre 2015

Palazzo Bacaredda: un milione di euro 

Su quel che resta del vecchio chiostro di Sant'Agostino (grosso modo, un corridoio in cui si riconoscono pilastri e archi rinascimentali), la Soprintendenza ai beni culturali non ha «formalizzato un vincolo». Ovvero una «dichiarazione di interesse culturale di un bene di proprietà privata che si conclude in un provvedimento motivato e notificato al proprietario». Insomma, non c'è una tutela che impedisca a priori la vendita a un privato ed eventuali rimaneggiamenti. Il dirigente della Prefettura Raimondo Spano, che fra le altre incombenze gestisce il Fondo per gli edifici di culto (Fec), ha definito l'edificio «un bene identitario dal forte valore simbolico», ma non è una tutela.
In via Baylle molti temono che possa ripetersi ciò che è avvenuto in passato a Stampace, dove il convento gotico e il chiostro cinquecentesco di San Francesco, dopo decenni di abbandono, sono stati suddivisi fra vari proprietari. C'è un progetto di recupero, finanziato dalla società Colors dell'imprenditore sanlurese Carlo Scano, proprietaria dell'immobile: approvato da Comune e Soprintendenza, ha provocato i timori delle associazioni Gruppo d'intervento giuridico e Amici della Terra. «Nel 2008 - hanno rivelato gli architetti Franco Masala e Maria Antonietta Mongiu - la Regione stava per acquisire da un privato il chiostro e le sue pertinenze» per farne «un centro di cultura con museo delle opere d'arte già della Chiesa, e di spiritualità con la presenza dei Frati Minori Conventuali là ove, per sei secoli, ha operato la comunità francescana». Finita la legislatura, «un altro privato lo ha acquistato senza che ci sia stata nessuna richiesta di prelazione da parte di soggetti pubblici».
«I beni da tutelare sono tantissimi - ha ammesso giorni fa l'architetto Stefano Montinari della Soprintendenza - e i fondi del ministero per i Beni culturali sono limitati». Un altro ministero, quello dell'Interno, gestisce tramite il Fondo per gli edifici di culto il patrimonio immobiliare ecclesiastico incamerato dallo Stato nell'Ottocento. A Cagliari, il Fec comprende una dozzina di chiese, tutte affidate all'amministrazione religiosa. Fra queste, ricorda Raimondo Spano, oltre Sant'Agostino anche San Giuseppe Calasanzio e La Purissima: quest'ultima è stata restaurata di recente con fondi comunali; nella prima sono in corso lavori «prossimi alla conclusione».
Un anno fa, il Comune ha stanziato un milione di euro per interventi urgenti a San Giovanni Battista a Villanova (cui è stata data priorità: prospetti volta e muri portanti presentavano diverse lesioni), nella chiesa di Sant'Anna a Stampace e nella parrocchia di San Bartolomeo.
Una legge regionale del 1989 stabilisce che parte dei proventi derivanti da concessioni edilizie e sanzioni venga impiegata per “edilizia di culto e altri edifici per servizi religiosi”. (m. n.)