Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un villaggio in festa

Fonte: L'Unione Sarda
7 settembre 2015


Gran folla alle due serate della sagra di Giorgino - Più di 10 mila visitatori e oltre venti quintali di pesci distribuiti

 


Movimenti lenti. Porzioni centellinate. Almeno per la burrida. Tonia Lai, 74 anni, la volontaria più anziana del Villaggio pescatori, da trenta in prima fila dietro i tavoli della sagra del pesce, sta bene attenta a non esagerare con le dosi. «Nessuno deve restare senza», avverte, giustificandosi quando una delle persone in fila pretende « unu pagu de prusu ». Il gattuccio con le noci, con l'aglio e l'aceto, esaltato dal saporitissimo fegato di questo piccolo squaletto, « a is casteddaius praxiri meda ». E i cagliaritani, sul loro piatto, ne vorrebbero di più.
I MAESTRI I gattucci li hanno spellati i maestri del villaggio con un solo colpo, e poi li hanno cucinati come tradizione vuole, gli uomini e le donne di Giorgino, del piccolo e curatissimo borgo dalle case giallo-ocra. Come hanno fatto con i polpi (trasformati in eccezionali insalate), i calamari, i fischietti (i piccoli di merluzzo), is menduleddas , minuscole trigliette, i ghiozzetti, e tante altre specie classificate erroneamente come povere.
IL BORGO Giorgino, sabato sera e ancora domenica. Mentre il buio s'impossessa del villaggio e il fumo l'avvolge, cresce la sagra. L'obiettivo è il quel piatto carico di sapori, dove il muggine arrostito divide lo spazio con la fritturina del Golfo, su pruppu, i pezzi di burrida. Un tesoro che val bene una fila interminabile, in certi momenti lunga fino a cento, centocinquanta metri.
IL DESIDERIO «Aiò, pitticcu su famini». E un po' questo il leitmotiv , o se si vuole sa litania la frase ricorrente dei due “serpentoni” umani che si dividono ai lati della piazzetta su cui si affaccia la chiesetta dedicata alla Madonna di Fatima. E questo, il cuore pulsante della sagra. E qui che le graticole sfornano a ripetizione i pesci arrosto. Ed è ancora qui che profumano l'aria gli odori del miracolo che da trent'anni si ripete nel piccolo borgo.
«Su sindicu», urla una volontaria addetta alla distribuzione dei calamaretti fritti che agguanta Massimo Zedda per una fotografia da archiviare. Qui il selfie non è di casa. Si cerca un fotografo disponibile. E che importa se i piatti protesi verso il tavolo dagli astanti devono attendere ancora un attimo. Basta un sorriso per giustificare il breve ritardo.
LA CALMA A Giorgino non c'è davvero fretta. Il vento ha rinfrescato l'aria ed è una bela serata. C'è musica, c'è ottimo pesce. E il vino. E c'è l'altra Cagliari, magari l'altra città che non tutti conoscono e che hanno imparato, in un attimo, a stimare. Amare.
Oltre venti quintali di prelibatezze. Un bendidio raccolto dalle reti dei pescatori e assicurato al Villaggio pescatori dal Cap, il Centro di assistenza pesca a cui fanno capo le organizzazioni di categoria FedercooPesca, LegaPesca, Agci-Agrital, Associazione armatori motopescherecci sardi.
È, questa di Giorgino, la sagra più antica, quella che riesce ancora a vivere di volontariato assoluto. «Il piatto non si paga», ricorda l'indaffaratissimo presidente, Carlo Floris, che non rinuncia, all'occorrenza, a spronare con voce ferma la sua squadra. Tutto deve filar liscio come sempre. Come da trent'anni. Come avviene ogni settembre dal 1985.
LA NOTTE È sera inoltrata quando ancora in tanti. Silenziosi in fila, chiedono la moltiplicazione dei pesci e del pane. Ogni angolo del villaggio è occupato da gruppi e comitive. Giovani coppie con bambini scatenati. Chi ha già assaporato lissa arrustia e pruppu passeggia in riva al mare. Si gode il panorama che regala cartoline di una Cagliari luminosa oltre la laguna nera come la pece. Per la sagra, la numero 31, bisognerà attendere il 2016.
Andrea Piras