Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex asilo, dubbi sulla vendita Accertamenti di Soprintendenza e Prefettura sulla proprietà

Fonte: L'Unione Sarda
4 settembre 2015

VIA BAYLLE. Dopo la minaccia di don Vincenzo, pronto ad abbattere il muro divisorio

La minaccia di don Vincenzo Fois («Butterò giù il muro che separa la sagrestia di Sant'Agostino dal vecchio chiostro») è andata a buon fine. Sul destino dell'ex sede dell'asilo Marina e Stampace, pignorata e destinata a essere messa in vendita a giorni, si sono accesi i riflettori della Soprintendenza per i beni culturali e della Prefettura.
SOPRINTENDENZA Stefano Montinari, architetto, è il referente della Soprintendenza per il patrimonio culturale dei quartieri di Stampace e Marina: «Su quello stabile - dichiara - non c'è un vincolo formalizzato. Avvierò una verifica per accertare se siano state espletate tutte le formalità nel passaggio di proprietà dal Comune alla Fondazione». Uno snodo decisivo, questo. Chiostro e chiesa sono d'epoca rinascimentale: furono costruiti nella seconda metà del Cinquecento per volere del re di Spagna Filippo II. Per tre secoli il chiostro è stato dei frati agostiniani, presenti a Cagliari dai primi del VI secolo. Nella seconda metà dell'Ottocento, per effetto delle leggi di soppressione degli ordini ecclesiastici, chiesa, chiostro e scolasticato furono requisiti dal Regno di Sardegna. Nel 1860, la proprietà del chiostro passò al Comune di Cagliari, al quale è rimasta per più di un secolo e mezzo; fino a due anni fa, quando sarebbe stata trasferita alla Fondazione asilo Marina e Stampace, presieduta da Marinella Salaris, moglie dell'ex assessore regionale Giorgio La Spisa.
PREFETTURA Su tempi e modalità di questo passaggio anche la Prefettura vuole sapere di più. Raimondo Spano è il dirigente cui sono in capo, fra le altre, le competenze sul Fec, il Fondo per gli edifici di culto nel quale sono confluite le chiese divenute di proprietà statale nell'Ottocento. «A Cagliari, nel Fondo ci sono varie chiese fra cui Sant'Agostino», racconta Spano: «Non c'è però il chiostro: i locali annessi alle chiese venivano adibiti dallo Stato a finalità pubbliche. Questo venne ceduto al Comune». Che poteva, a sua volta, cederlo a una Fondazione? «È ciò che cercheremo di approfondire».
LE AVVOCATE Il punto è decisivo per capire se ci siano alternative al pignoramento, provvedimento a cui si è arrivati nelle ultime settimane. Ed ecco come. La Fondazione, cessata l'attività, ha un debito di 237 mila euro per stipendi arretrati nei confronti di otto ex dipendenti. Per conto di queste ultime le avvocate Francesca Aramu e Daniela Fois hanno pignorato lo stabile, «unico patrimonio della Fondazione, a quanto ci risulta, su cui potessimo rivalerci». Ovviamente, il loro interesse è che il bene resti integro: «In caso di abbattimenti, siamo pronti a denunciare», avvisano. È pignorato ciò che resta del chiostro (un corridoio in cui si riconoscono pilastri e archi della struttura originaria) e lo stabile che nell'ultimo mezzo secolo vi è cresciuto disordinatamente sopra per altri due piani, ma non la cappella (tra chiostro e chiesa) dove si trova fra l'altro la tomba della beata Giuseppina Nicoli: «È un luogo sacro», spiega Aramu.
VALORE CULTURALE Non è solo don Fois a voler evitare che lo stabile finisca nelle mani di un privato che potrebbe disporne liberamente, anche destinandolo a un uso totalmente diverso dalla storia di quell'edificio: per esempio aprendovi una pizzeria o una birreria, com'è avvenuto per una parte del vecchio chiostro di San Francesco, a Stampace. Se il sacerdote (che in passato ha più volte chiesto di poter disporre di quei locali per adibirli a rettorìa, dunque andarci a vivere) dichiara di essere pronto a prendere lo scalpello per «difendere l'unità plurisecolare tra chiostro e chiesa» e «le radici storiche della città», Prefettura e Soprintendenza riflettono. «È vero che l'ex asilo non fa parte del Fec e non è sottoposto a vincoli da parte della Soprintendenza», prosegue Spano, «ma è un bene identitario per la città, dal forte valore simbolico», anche perché lì prestarono la loro opera la beata Giuseppina Nicoli, suor Teresa Tambelli e le altre vincenziane che per decenni hanno assistito ed educato i bambini poveri. Prima di trasferimenti di proprietà di immobili di questo tipo da pubblico a privato occorre che la Soprintendenza venga informata. Non lo è stata, a quanto risulta a Montinari.
MEZZI SCARSI Se non si potrà bloccare il pignoramento, è difficile che il pubblico intervenga finanziariamente per tacitare le creditrici e mettere al sicuro l'edificio: «In tutta Italia i beni meritevoli di tutela sono tantissimi - ricorda Montinari - ma i mezzi del Ministero sono scarsi». Resta da capire cosa farà il Comune, proprietario fino a due anni fa.
Marco Noce