SAN BENEDETTO. Muggini e anguille alla brace: poca igiene, buoni affari
La proposta: «Dateci il terrazzo del mercato»
Di necessità virtù. I venditori di pesce costretti a sloggiare dal primo piano del mercato di San Benedetto per il crollo del soffitto non si sono persi d'animo e hanno trasferito i banconi all'esterno della struttura. I parcheggi che si affacciano su via Pacinotti, protetti dall'ombra imponente dei ficus, si sono trasformati in una casba. I barbecue e le friggitrici all'angolo di via Tiziano da giorni non smettono di sfornare muggini, seppie, anguille e fritture varie. L'odore forte del pesce arrosto avvolge il quartiere. Le urla dei venditori riportano ad altre realtà che nel capoluogo mancano da anni. Cagliaritani e turisti, a prima vista, sembrano apprezzare la novità. Ma le mosche, il caldo, alcuni rigagnoli dal colore indefinito fanno sorgere spontanea una domanda che si scontra con la scenografia indubbiamente accattivante dei barbecue all'aperto: perché non organizzare punti di vendita e cottura del pesce rispettando le norme igieniche?
I PRO E I CONTRO Cosa ne pensano i cagliaritani? L'esperienza attuale andrà consolidata nel tempo anche dopo la riapertura del reparto ittico (prevista entro la prossima settimana)? «Troppa puzza, sembra di stare alla festa di Santa Greca», sentenzia Ottavio Piras, 75 anni. «Va bene l'emergenza ma poi basta». Sulla stessa linea Beppe Muscas, allenatore di pallacanestro alla Virtus. «Abito all'undicesimo piano e da giorni mia moglie mi vieta di aprire le finestre. Non è possibile cuocere e vendere in queste condizioni: a parte l'acqua e l'energia elettrica, non è concepibile che i liquami vengano smaltiti in strada e nelle fogne». A Riccardo Di Martino, 43 anni, «piace l'idea ma ho più di un dubbio sulle condizioni igieniche e sulla conservazione del pesce». Per Raffaele Lixi, ingegnere cagliaritano di 44 anni, «l'iniziativa è molto pittoresca. L'idea di cucinare all'aperto dà una botta ai venditori di pesce crudo, molti preferiscono comprarlo cotto. Una cosa è certa: è necessaria un'organizzazione diversa».
LE PROPOSTE La vendita e la cottura del pesce all'aperto trovano il parere favorevole dei venditori. «Buona idea, tutti i mercati d'Europa hanno questi spazi», afferma Giovanni Corda (box 29). «Serve un'area adeguata». Quale? «Per esempio piazza Galilei, come mezzo secolo fa, o piazza Garibaldi, di fronte alla scuola Riva». Anche Alessio Farci (box 38), è favorevole alla proposta, a determinate condizioni. «Abbiamo assoluto bisogno di acqua e corrente elettrica: i nostri clienti vogliono il pesce pulito e sfilettato». Cosa chiedete? «Perché il Comune non ci mette a disposizione il terrazzo del mercato? Sarebbe la soluzione ideale e tutto sarebbe sotto controllo». Fuori dal coro Andrea Corda (box 36). «Non sono d'accordo su vendita e cottura all'esterno del mercato. Chi compra va coccolato e per farlo c'è bisogno di condizioni ottimali».
IL SINDACO Per il sindaco Massimo Zedda la proposta di cucinare il pesce all'aperto, in spazi adeguati, va messa in pratica. «È un'idea che abbiamo da tempo: non è un caso che i primi a permettere la cottura e la frittura del pesce all'interno del mercato di San Benedetto e la preparazione della polpa dei ricci siamo stati noi, così come è nostro il progetto di riconversione di una parte del mercato di Santa Chiara». Venerdì e sabato l'igiene, la conservazione e la cottura dei pesci all'esterno del mercato erano al limite della legalità. «Chiaramente - precisa Zedda - il fatto che si possa svolgere anche all'aperto in spazi appositi e organizzati a norma va studiata con tutti gli enti compe