Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Casa-prigione per due malate

Fonte: L'Unione Sarda
19 agosto 2015

 


Esposto alla Procura: «Ci spetta un'abitazione decente» - Ci sono infiltrazioni e i tossicodipendenti tentano di sfondare la porta

 

Malate, “imprigionate” in un appartamento pericolante: «Ci sono infiltrazioni d'acqua, cornicioni che si staccano. Fosse solo questo». Quartiere di Is Mirrionis: due quarantenni, invalide al cento per cento, vivono nella paura: «Una notte, per fortuna in casa non c'era nessuno, qualcuno ha sfondato il portoncino dell'alloggio. Da quel giorno abbiamo spostato i letti nell'ingresso. Siamo circondate: nel palazzo le tracce della presenza dei tossicodipendenti sono ovunque».
INVALIDE E SOLE Gianna e Luciana, nella malasorte, sono diventate amiche. Donne fragili, da tutelare con nomi che non sono quelli reali. Gianna soffre di una forma gravissima di epilessia e altri disturbi, Luciana combatte contro due tumori: uno ha colpito il cervello, l'altro le cellule del sangue. «In casi come il nostro la legge prevede un sostegno attraverso i piani personalizzati, invece viviamo in queste condizioni, con il solo aiuto della legge 20, che non è sufficiente».
LA BATTAGLIA Davanti alla malattia irreversibile non si sono arrese e hanno anzi inviato un esposto al procuratore della Repubblica, all'assessore regionale alla Sanità, al direttore dell'Asl, al sindaco e al comandante della Polizia municipale. Una richiesta d'aiuto: «Chiediamo una stabile e idonea abitazione», si legge, «così come prevede la normativa. La situazione è pericolosa per la nostra incolumità, già compromessa da un gravissimo e certificato stato di malattia invalidante». Luciana ha perso l'accompagnamento: «Ho iniziato a fare attività di volontariato in una parrocchia e per quel motivo me l'hanno negato, come se non ne avessi bisogno. Vivo grazie al supporto della legge 20, per via dei miei sbalzi di umore. Il Comune mi aiuta pagando una parte dell'affitto in questo appartamento privato, ma non basta. Vorrei abitare a poca distanza dallo studio del mio medico».
TRISTE PASSATO A casa non può tornare, dopo anni trascorsi in una casa-famiglia del Cagliaritano era finita per strada, prima di trovare un appartamento a Is Mirrionis: «Ora il padrone di casa ci ha mandato una lettera: il contratto di locazione è scaduto. Possiamo rinnovarlo ma in questo lager no, non vogliamo restare». Mentre Luciana parla, arriva Gianna: apre il portoncino con le lacrime agli occhi. «Ero negli uffici del Comune, mi hanno detto che mi danno un'appartamento in via Is Mirrionis, in quelle che chiamano “case parcheggio”. Non c'è luce né acqua, devo occuparmi delle utenze e dei contratti». Corre in camera, continua a piangere.
AMICHE NEL DOLORE A quel punto Luciana prova a consolarla, si dispera, poi si arrabbia ancora di più: «Nessuno ci garantisce la possibilità di usufruire dei progetti individuali per persone disabili, come prevede la legge 328 del 2000, con il supporto di figure professionali specifiche. Esiste anche l'auto-mutuo aiuto, con un protocollo terapeutico specifico. Siamo malate, ma vogliamo vivere come esseri umani».
Mariangela Lampis