Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un museo per la storia dello sport

Fonte: L'Unione Sarda
4 agosto 2015

Il fondatore dell'istituto di educazione fisica lancia l'idea di un maxi archivio e chiede aiuto

Appello del professor Monello agli studenti Isef: «Mandate foto» 


A 90 anni suonati Nando Monello è il vero maestro di sport in Sardegna. Quasi 70 anni di insegnamento (l'ultima lezione il 31 maggio dell'anno scorso alla facoltà di Medicina), intelligente, lucido, un'esperienza segnata da mille avventure, con una cultura che non è mai stata ingabbiata ma che lo ha portato a intraprendere lotte combattute sino al traguardo, il professore (così lo chiamano tutti) gioca la partita più importante della vita: ricostruire la storia dell'Isef (la sua creatura) e creare un archivio sull'insegnamento dello sport in Sardegna. Con un nome (Venerando) e un cognome così sarà dura fermarlo.
LA STORIA Monello sbarca a Cagliari da aspirante ufficiale dell'Aeronautica e finisce prima a Monserrato poi a Elmas. Conclusa la guerra si congeda, ma non riesce ad abbandonare il sole e l'aria del Golfo degli Angeli. Fa il pompista con l'Erlaas nella lotta antimalarica. In tasca ha il tesserino dell'Accademia di educazione fisica e scherma di Roma e va a insegnare al Conservatorio di piazza Palazzo, otto ore alla settimana, e al Convitto di via Manno: la paga è un letto, pranzo e cena. Nel 1958 al Foro italico di Roma viene istituito il primo corso triennale dell'Isef. E lui c'era. Insegnare lo sport era una missione e nel 1974 piombò da Giovannino Del Rio, allora sottosegretario Dc con delega di firma per l'educazione fisica. Gli spiegò che i sardi non meritavano di essere così svantaggiati, di dover affrontare una traversata e corsi farlocchi. «L'onorevole si dimostrò sensibile e superò lo scoglio della legge che vietava l'istituzione di nuove sedi Isef». La scappatoia era una sola: trovare un accordo con L'Aquila. Detto fatto. «Il ministro Falcucci firmò il decreto e a maggio 1976 venne inaugurato il primo corso sardo».
L'APPELLO Ogni angolo della casa del professore, nel quartiere di San Benedetto, riporta al passato. Foto, elmi, cimeli, medaglie, diplomi, libri. Un museo che non può rimanere nascosto. Nando Monello muove freneticamente il mouse dorato di un computer. Gli acciacchi dell'età non lo fermano e «a costo di rompermi l'osso del collo» vuole portare a termine il trasferimento da un locale di via Dante («ottenuto grazie all'allora presidente Graziano Milia») che la Provincia intende vendere. Ma prima, come in una sorta di opera omnia, Monello vuole scrivere la storia dell'Istituto superiore di educazione fisica. «Dal Ventennio a oggi. Ma ho bisogno della collaborazione degli oltre 2mila studenti che hanno conseguito il diploma universitario all'Isef per raccontare l'educazione fisica in Sardegna dal giorno della fondazione dell'istituto (i primi diplomi vennero consegnati nel 1976 nell'aula magna del liceo classico Dettori) ai giorni nostri. Se gli ex studenti sono in possesso di foto, riviste, libri o altro materiale, mi contattino all'indirizzo email nandomonello@tiscali.it. Il libro - aggiunge il professore - non vuole essere solo il mio punto di vista ma lo spaccato più ampio sull'insegnamento dello sport».
IL MUSEO DELLO SPORT La svolta nell'Isef arrivò nel 1999, quando il decreto dell'allora ministro Berliguer istituì la laurea in Scienze motorie e sportive. La storica sede di via Dei Colombi («che ci fu concessa da Luigi Cogodi, un uomo dai grandi principi») il 3 settembre 2009 fu sgomberata in fretta e furia. «Erano tutti in ferie e per non pagare una penale salata fui costretto e fare tutto da solo», commenta Monello. «Una follia che mi costo una fibrillazione atriale permanente». Il tesoro custodito in quegli appartamenti andava salvaguardato. «Il materiale fotografico è in fase di catalogazione da parte della Cineteca sarda», spiega professor Monello. «Sarebbe bello che tesi, foto, riviste e libri ora all'Università, fossero messi a disposizione di tutti in un museo dedicato esclusivamente allo sport e al suo insegnamento».
Andrea Artizzu