Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Topi in città, un problema di igiene» Ecco dove sono e come li si combatte

Fonte: L'Unione Sarda
4 agosto 2015

Trappole, pericoli, habitat e risorse: la lotta ai roditori raccontata dagli esperti di derattizzazione

 

Acqua, cibo e riparo: sono le condizioni che permettono ai topi di proliferare. E infatti a Cagliari proliferano, dai quartieri storici a quelli residenziali, dalle strade più chic a quelle più scalcinate. Tracciare una mappa dei quartieri cittadini più colpiti non avrebbe senso, spiegano gli specialisti del Centro antinsetti della Provincia (competente per spazi ed edifici pubblici a Cagliari e in altri 72 Comuni): sono ovunque. Denis Costa, titolare di una delle ditte che si occupano di derattizzazioni in case e locali privati nell'area vasta, conferma: «Facciamo interventi da un capo all'altro della città». Il più recente? «In via Metastasio, per un piccolo ratto nell'androne delle cantine di un condominio».
Quest'anno i topi sono più numerosi che in passato? «Ma no», assicura Michele Camoglio, dirigente della Provincia che si occupa anche anche del Centro antinsetti: «È che i lavori pubblici che stanno interessando il centro storico hanno sconvolto i loro habitat, confondendoli e spingendoli all'aperto». Insomma, se prima degli scavi veniva avvistato un topo su dieci residenti in centro, ora se ne vedrebbero di più.
LEPTOSPIROSI Belli non sono, questi nostri antichi vicini di casa, ma il problema non è estetico bensì squisitamente igienico, e grave: la loro urina è potenzialmente letale per l'uomo, cui trasmette la leptospirosi, malattia che 14 anni fa costò la vita a un pescivendolo del mercato civico di San Benedetto e ne fece ammalare un altro. Poi ci sono i danni minori (come i cavi elettrici di case e automobili) e i parassiti (come zecche e pulci).
LO STOP Denis Costa, in passato, lavorava per la Zucchet, ditta che combatteva i ratti su incarico delle vecchie Usl 20 e 21, e ha una teoria: «Nel 2009 entrò in vigore una legge nazionale che giustamente vietò l'uso delle esche libere: c'era il rischio che il veleno usato per eliminare i topi, un anticoagulante, potesse uccidere gatti e cani. L'anno dopo, il Centro antinsetti della Provincia smise di fare le derattizzazioni e per alcuni anni le competenze passarono ai Comuni, che non avevano fondi sufficienti: da allora, gli allarmi sulla presenza di ratti in città si sono moltiplicati, e noi facciamo molti più interventi che in passato». Camoglio è scettico: «Un paio d'anni di non attività contro i ratti da parte del Centro antinsetti non hanno rappresentato un problema: l'aspetto cruciale è garantire la pulizia». È il caso di Palabanda: «Finché in quel tratto resteranno cassonetti stracolmi e (soprattutto quelli dell'umido) danneggiati, finché i privati cui appartiene il terreno incolto accanto all'arco non faranno una derattizzazione, finché non si elimineranno le cavità fra le pietre del vecchio muro, i ratti resteranno», spiega il dirigente provinciale. Basta la disponibilità di un sacchetto che abbia contenuto delle patatine fritte per attirare un ratto: la buona educazione, insomma, è fondamentale. Certo, il fallimento del tentativo di far partire il nuovo appalto comunale sulla raccolta dei rifiuti, che avrebbe dovuto far sparire i cassonetti dalle strade, contribuisce ad allontanare la soluzione del problema.
EROGATORI Nel Corso, accanto ai cassonetti vicini all'arco di Palabanda, nei giorni scorsi i tecnici della ProService, su incarico del Centro antinsetti, hanno collocato una trappola: si tratta di un erogatore, un tubo di plastica a forma di T ribaltata e con due aperture alla base, all'interno del quale è presente un'esca a base di paraffina, sostanze alimentari e anticoagulante che può essere rosicchiata ma non portata via. I topi, però, continuano a essere avvistati. Gli erogatori di plastica non sono gli unici utilizzati: nei casi a rischio vandalismo (per esempio nelle scuole) si usano i più costosi erogatori di metallo (30 euro a pezzo, contro i 4-5 di uno in plastica).
FUTURO Il Centro antinsetti smise di fare interventi contro i topi nel 2010, quando un dirigente della Provincia si rese conto che i fondi che l'ente riceveva dalla Regione in base alla legge 21 erano destinati solo alla lotta agli insetti: le derattizzazioni, inizialmente effettuate su richiesta delle vecchie Usl, erano diventate una consuetudine ma erano irregolari. Dal 2013, in base a disposizioni della Regione e della Provincia, sono riprese. Fino a quando? La Provincia, commissariata, è in fase di trasformazione: «La Corte dei conti di recente ha riconosciuto che alle Province sono stati tolti i soldi ma non competenze e responsabilità», commenta Camoglio. «Finora il Centro è andato avanti grazie alla passione del responsabile del servizio, Giuseppe Pinna, e del suo gruppo ma non sappiamo su quali risorse potremo contare per il futuro».
Marco Noce