Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Supercafoni da spiaggia Quelli che al mare fanno saltare i nervi a tutti

Fonte: L'Unione Sarda
3 agosto 2015

POETTO. Mini viaggio nella maleducazione tra urla e dispetti ai bagnini


Antonio e Valentina si vogliono bene, ma proprio non vanno d'accordo e a nulla serve la discreta mediazione della loro amica che - seduta sul bagnasciuga alla Prima fermata - inonda di parole pronunciate a voce sostenuta il proprio cellulare, e il Poetto nella sua interezza. Prima all'una e poi all'altro, dispensa i propri consigli per “cambiare passo” nella vita di coppia, senza risparmiare sui decibel.
In principio fu il radione anni Ottanta: un mostro a sei torce (nel senso delle pile) in grado di rovinare l'andata al mare a non meno di un centinaio di bagnanti nel circondario. Però a quello, almeno, dopo un po' si esaurivano le batterie, mentre i logorroici da cellulare possono andare avanti per infinite mezz'ore.
Benvenuti al Poetto, un arenile - così come tutti gli altri, solo più affollato - dove la mancanza di educazione e di capacità di condividere come si deve uno spazio con sconosciuti fa la differenza tra bagnante e bagnante. E dove anche un solo incivile può far imbufalire enormi quantità di persone in cerca di pace, che non trovano. Chiunque, e in qualunque modo, fa di tutto per disturbare chi vuole rilassarsi. Oltre che i venditori ambulanti italiani e stranieri rispettivamente di cocco e di cianfrusaglie - alcuni svegliano chi si appisola, e non sempre finisce bene -, ci sono gruppi di ragazzi stonati con chitarre scordate, pallonate che giungono dal bagnasciuga (sport praticati: calcio e “palletta”), pallinate (nel senso delle palline) che i giocatori di beach tennis recapitano in mezzo alla fronte di chi osserva l'orizzonte, spargitori di sabbia sugli asciugamani altrui che manco avessero ventole al posto dei piedi. E bambini, soprattutto i bambini, anzi: soprattutto bambini maleducati, spalleggiati da chi li ha tirati su così, cioè mamma e papà.
Ne sa qualcosa Carola Cossu, 22 anni, bagnina brevettata con cane golden retriever brevettato, in servizio di salvamento per conto della Protezione civile comunale alla Quarta fermata: «L'altra mattina una bimba ha lanciato un pugno di sabbia in faccia ad Aki, il mio cane da salvamento. La madre le ha detto senza passione di non farlo più e lì si è concluso il suo intervento». Detto che alla Quarta c'è molta più anarchia che alla Prima, e infatti il bagnasciuga è più affollato di palloni e “racchettoni”, ogni categoria ha la sua maleducazione. I croceristi stranieri, ad esempio, sono invadenti: «Sistemano gli asciugamani e le sdraio a dieci centimetri dalla mia postazione», si lamenta Cossu, «e si scocciano quando chiedo loro di spostarsi perché, essendo un'addetta al salvamento, attorno a me devo avere ostacoli. Poi trovo il pattino per il salvamento pieno di rifiuti, la mattina: soprattutto bottiglie di birra». Altri bagnanti pretendono di poter lasciare gli zaini sul pattino: quasi un deposito bagagli, piuttosto che un mezzo di emergenza sempre pronto a partire. “ Sei bagnina? Allora fa' la bagnina ” è invece la risposta che la giovane riceve quando fa notare che è vietato abbandonare le cicche di sigarette sulla sabbia.
A poche decine di metri c'è la fonte di musica a tutto volume che ricorda il radione degli anni Ottanta, ma in realtà sono casse amplificate che si collegano agli smartphone: gli incivili non cambiano, ma il loro arsenale tecnologico si evolve.
Non resta che fuggire lungo un percorso disseminato di ostacoli e pericoli. Alla Quarta bisogna schivare una donna sulla cinquantina impegnata in una singolare imitazione di una chicane (legge un libro distesa sul bagnasciuga - non si può, lo sanno tutti - costringendo il resto del mondo a fare zig zag per evitarla), ma questa pratica sarà certamente sbrigata dal massiccio carrello delle granite. E poi i bambini lasciati allo stato brado: sarà alto meno di mezzo metro, quello che durante un capriccio lancia una paletta di plastica a velocità supersonica, centrando a uno zigomo il viandante da battigia. E la mamma, con un fil di voce: «E dai, non fare così». Chiesto per favore, ché se no è scortese.
Luigi Almiento